giovedì 18 ottobre 2007

Dalla Russia con amore

Il 2-1 della Russia sull'Inghilterra è stato il risultato più eclatante del mercoledì europeo: non tanto per il punteggio in sé, quanto per il fatto che la sconfitta di Mosca potrebbe costare ai ragazzi di McLaren l'eliminazione dall'Europeo. Lo spettacolo offerto dai 85.000 del Luzhniki è stato straordinario: cori, bandiere England
e fumogeni che neanche per un derby o una finale di Champions. Il tutto per spingere gli undici in campo all'unico risultato utile, la vittoria. Alla squadra di Hiddink, infatti, serviva il successo per restare in corsa e potersi giocare tutto nelle ultime due sfide contro Israele e Andorra. Così è stato, mentre all'Inghilterra ora potrebbe non bastare una vittoria nella sfida di Wembley contro la Croazia.




Nonostante gli inglesi possano recriminare per l'errata valutazione dell'arbitro in occasione del rigore del momentaneo 1-1 (il fallo di Rooney su Ziryanov era nettamente fuori area), il successo della Russia è più che meritato: nel primo tempo la squadra di Hiddink, troppo compassata, ha sofferto la fisicità degli inglesi e la rapidità di Owen e Rooney (splendido il suo destro al volo per il provvisorio 0-1), ma nella ripresa ha dominato l'incontro, legittimando in più di un'occasione una superiorità territoriale nettissima. Certo, McLaren ci ha messo del suo, dimenticandosi Lampard in panchina e presentando come terzino sinistro il centrale di ruolo Lescott. Questo non toglie che la prova della Russia sia stata quantomai brillante: assestata la difesa, puntellato il centrocampo con l'ingresso di Torbinskiy e rinfrescato l'attacco con il cambio Kerzhakov-Pavlyuchenko, Hiddink ha dimostrato ancora una volta di saper leggere magistralmente la partita, Pavlyuchenko
anche quando questi prendono una brutta piega per le sue squadre. L'eroe della serata, Roman Pavlyuchenko, è un giocatore estremamente interessante, punta di diamante di una generazione di elementi di talento che stanno facendo la fortuna delle grandi squadre ex-sovietiche. Nello Spartak Mosca, oltre a Pavlyuchenko, si stanno mettendo in mostra Torbinskiy e Bilyaletdinov che, a dispetto di un nome impronunciabile, è un centrocampista di ottima qualità. A livello di talento puro, il giocatore più interessante di Russia al momento è sicuramente Andrei Arshavin, trequartista-attaccante dello Zenit San Pietroburgo: pur tendendo a nascondersi spesso nelle pieghe del match, possiede un dribbling e una rapidità notevoli, accompagnati da una fantasia non comune a quelle latitudini. Detto dell'ormai "famoso" Zhirkov del CSKA Mosca (già vincitore di una Coppa Uefa con il suo club), un'ala velocissima dall'ottimo sinistro, tra gli eroi della serata di mercoledì c'è sicuramente anche Vladimir Gabulov, giovane portiere del Kuban Krasnodar: chiamato a sostituire il titolare Akinfeev (altro grande talento), il 23enne numero uno non lo ha fatto rimpiangere, mostrandosi sicuro e reattivo.

La serata calcistica europea, comunque, non ha lesinato sorprese: oltre al tonfo della Scozia in Georgia, Frick
spiccano le imprese - a volte riuscite, a volte solo sfiorate - di diverse piccole realtà del panorama internazionale. Su tutte, il secco 3-0 con cui il Liechtenstein ha superato l'Islanda: la squadra del Principato, trascinata da Thomas Beck e Mario Frick, ha colto così la sua seconda vittoria nel girone, dopo il successo sulla Lettonia del marzo scorso. Ottimo anche il pari strappato da Cipro a Dublino, anche se ormai la nazionale di Anastasiadis non è più una sorpresa. Vanno vicine al colpaccio, invece, Kazakistan e San Marino: gli asiatici cedono solo al 90' di fronte al Portogallo, mentre i ragazzi del Titano cedono onorevolmente al Galles per 1-2.

A proposito di Russia, da qualche mese è online un blog interamente dedicato al football di Mosca e dintorni: nato sulla falsariga dell'ottimo calciospagnolo.blogspot.com, calciorusso.blogspot.com offre una panoramica puntuale e precisa su quanto avviene all'ombra del Cremlino, calcisticamente parlando.



giovedì 4 ottobre 2007

C'è del buono in Scandinavia

Sul Guerin Sportivo della settimana scorsa Marco Zunino ha dedicato un pezzo ai nuovi talenti del calcio scandinavo. Senza nulla togliere all'esperto giornalista dello storico settimanale bolognese, l'elenco dei giovani Guerin
virgulti nordeuropei presentava diverse lacune, nonché un paio di esagerazioni purtroppo tipiche di un certo tipo di giornalismo nostrano.



Doverosa innanzitutto una premessa: il livello di Allsvenskan e Tippeliagaen, da qualche anno a questa parte, è tutt'altro che eccelso. Le conseguenze della sentenza Bosman e il rigido sistema fiscale di questi paesi hanno contribuito alla fuga dei giocatori migliori, spesso in tenera età. I tornei locali vivono di un apparente equilibrio che in realtà è un deciso livellamento verso il basso, nonostante le recentissime prestazioni di Rosenborg, Elfsborg, Hammarby e AIK nelle coppe europee lascino intravedere qualche buona prospettiva.



In Svezia la nota lieta della stagione è il ritorno al vertice dell'IFK Göteborg, società-guida del calcio scandinavo negli anni '80-'90. I Blåvitt, complice una situazione finanziaria infelice, hanno puntato tutto sui giovani e i risultati cominciano ad arrivare. Accanto ai veterani Niclas Alexandersson e Bengt Andersson, si stanno affermando diversi giocatori interessanti: al di là del reclamizzato Nicklas Bärkroth, poco più che un Wernbloom
bambino (15 anni), sono i più maturi Pontus Wernbloom, Ragnar Sigurdsson e Gustav Svensson ad aver guidato il rilancio dell'ex squadra di Sven Göran Eriksson. Il primo è un centrocampista di quantità riconvertito in attaccante: ben messo fisicamente (185 x 85), lotta su ogni pallone come fosse l'ultimo, non disdegnando la conclusione personale o la giocata ad effetto. Colonna dell'Under 21, ha già esordito in Nazionale. Sigurdsson è una scoperta di Håkan Mild, ex centrocampista ora direttore sportivo dell'IFK: centrale difensivo, ormai titolare fisso della Nazionale islandese, ha tutto per diventare un difensore di livello internazionale. Gustav Svensson è la grande sorpresa della stagione: partito in sordina, come quarta scelta del reparto arretrato, si è ritagliato pian piano uno spazio importante nella zona nevraglica del campo. Ora è titolare fisso nella mediana biancoblù, dove impressiona per  grinta e dinamismo, ai quali abbina una tecnica non disprezzabile: in molti lo vorrebbero già nel giro della Nazionale maggiore.

Si è un po' perso per strada, invece, Andres Vasquez, il folletto di origini peruviane diventato famoso per un gol in rabona nel maggio scorso. Le qualità non gli mancano, ma un fisico ancora acerbo e una personalità poco spiccata ne hanno frenato l'ascesa. Riprendendo gli altri giocatori citati da Zunino, si può notare come nessuno di questi sia più di primo pelo: ad eccezione di Albin Ekdal, sfortunato talento classe '89 del piccolo Brommapojkarna, gli altri sono tutti giocatori affermati, o in attesa di consacrazione. Ishizaki ha fallito nella sua prima esperienza al Genoa, e tutto lascia pensare che la sua dimensione sia l'Allsvenskan o tutt'al più un campionato di medio profilo (Francia-Olanda); Hysén non ha convinto del tutto al Sunderland ed è in cerca di rilancio nella natia Göteborg; Djuric e Toivonen non sembrano ancora pronti, soprattutto mentalmente, per un torneo più impegnativo dell'Allsvenskan.

Decisamente più interessante appare César Santin del sorprendente Kalmar, fresco vincitore della Coppa di Santin
Svezia e ancora in lotta per il titolo. Il brasiliano è un attaccante mobile dai piedi raffinati, una sorta di incrocio tra l'ex Malmö Afonso Alves e il bomber dell'AZ Ari, consacratosi proprio in riva al Mar Baltico, dove nel 2006 aveva conquistato il titolo di capocannoniere. Non più giovanissimo, Santin merita comunque una chance in un torneo di maggior prestigio. Un altro "brasiliano di Svezia" da tenere d'occhio è Wilton Figueredo, ex di AIK e GAIS: dopo aver fatto ammattire le difese di mezza Scandinavia, ha scelto di monetizzare in Qatar, ma potrebbe cavarsela bene anche su palcoscenici più prestigiosi. Restando in tema di attaccanti, doverosa una segnalazione per Johan Oremo, attaccante 21enne del Gefle: dopo la partenza per l'Olanda di Marcus Berg, è lui il più promettente attaccante del campionato, anche se la tecnica è ancora da sgrezzare.

Come sottolineato da Zunino, in Norvegia la qualità media dei giocatori è più bassa, non foss'altro perché storicamente la Tippeligaen è un campionato più duro e "fisico" di quanto non sia l'Allsvenskan. Detto del talento di Tarik Elyounoussi, ragazzo di origini marocchine la cui tecnica ha ben poco da spartire con quella di compagni e avversari, si fa fatica a intravedere prospetti interessanti per il futuro. I migliori giocatori del torneo sono Sapara_2

tutti elementi di grande esperienza: da Thorstein Helstad e Martin Andresen del Brann, a Steffen Iversen del Rosenborg, per non parlare degli stagionati bomber Peter Ijeh e Daniel Nannskog. La stella assoluta del campionato, lo slovacco Marek Sapara del Rosenborg, ha già 25 anni, ma resta uno dei pochi elementi con un possibile futuro all'estero.

Un discorso a parte lo merita la colonia africana presente a Oslo e dintorni. Nel sorprendente Stabaek si è imposto il camerunense Somen Tchoyi, attualmente leader della classifica di rendimento del quotidiano popolare VG: si tratta di un centrocampista di quantità, una sorta di Viera dei fiordi, bravo nell'assist quanto negli inserimenti offensivi. Non male anche il suo collega del Rosenborg Alex Tettey (citato anche da Zunino), meno appariscente di Sapara ma più forte fisicamente. In attacco i campioni di Norvegia possono invece Edu
contare su due interessanti giovani ivoriani: Didier Ya Konan e Abdou Razak Traoré,  talentuosi ma incostanti, non hanno ancora fatto vedere tutto il proprio potenziale. Discorso analogo per il nigeriano del Lyn Ezekiel Bala, poco impiegato dal tecnico Berg. Il suo "gemello" Edu nel frattempo è volato in Germania, nei bassifondi della 2. Bundesliga: uno spreco, visto il talento dimostrato dal ragazzo nei mesi trascorsi a Oslo.



lunedì 3 settembre 2007

Di sorteggi e altre quisquilie

I sorteggi di Champions e la finale di Supercoppa hanno inaugurato la stagione 2006/2007 del grande calcio internazionale. In realtà, tra Intertoto, preliminari e trofei più o meno ufficiali, il pallone europeo non è mai andato in vacanza: Premier e Bundesliga sono già alla quarta giornata, in Ligue 1 si è disputato il settimo turno e in Russia e Scandinavia i campionati nazionali sono in pieno svolgimento.



L'incontro tra Milan e Siviglia e la definizione dei gironi di Champions League rappresentano però il primo vero spartiacque della stagione che va ad incominciare. Della sfida di Monaco tanto si è scritto e detto, in relazione soprattutto alla tragica scomparsa del centrocampista sivigliano Antonio Puerta. Sul campo, in un clima
Champions_2
francamente surreale, il Milan ha confermato la sua attidine europea conquistando l'ennesimo trofeo di una bacheca sempre più ricca. Nessuna recriminazione per la squadra di Juande Ramos, che si appresta a disputare una Champions da protagonista.



Iniziamo la nostra analisi della massima competizione continentale proprio dal girone degli andalusi, cui manca solo la formalità AEK per ufficializzare la propria presenza nel gruppo H della Champions. Difficile, quasi impossibile, che i gialloneri ateniesi riescano stasera a ribaltare il 2-0 subito in terra di Spagna. Più facile, decisamente, il futuro compito del Siviglia, che per guadagnarsi la qualificazione agli ottavi dovrà sbarazzarsi di Slavia Praga e Steaua Bucarest, dando per scontato il passaggio del turno da parte dell'Arsenal. I cechi dello Slavia sono stati artefici della maggiore sorpresa dei preliminari, eliminando un Ajax comunque lontano dai fasti anche più recenti. La Steaua può contare sull'esperienza di Hagi in panchina e sul talento di Dica in campo: nessuna delle due comunque dovrebbe presentare insidie particolari per Kanoutè e compagni.



Ma vediamo con ordine la composizione degli altri raggruppamenti. Nel girone A, Marsiglia e Porto si giocheranno un posto a fianco del Liverpool negli ottavi, con il Besiktas nel ruolo di "quarto incomodo". Incertissimo il gruppo B, con tre "top club" come Chelsea, Valencia e Schalke, oltre al rientrante Rosenborg: inglesi e spagnoli sono favoriti, ma a Gelsenkirchen e dintorni la pensano diversamente.



Lotta a tre anche nel girone C, col Real Madrid scortato da Lazio e Werder Brema: a completare il lotto un Castillo
Olympiakos
orfano di Nery Castillo, andato a comporre un tandem di livello assoluto con Cristiano Lucarelli a Donetsk. Proprio lo Shakhtar potrebbe essere la sopresa del girone D, dove il Milan ritroverà le vecchie conoscenze Celtic e Benfica: rossoneri a parte, un gruppo equilibratissimo. Grande incertezza anche nel girone E, dove un Lione in fase calante dovrà guardarsi dal rampante Stoccarda, mentre Barcellona e Rangers sulla carta occuperanno rispettivamente prima e ultima piazza.



Chiudono il quadro i gironi di Roma e Inter: per entrambe la qualificazione è ampiamente alla portata. I giallorossi nel gruppo F ritrovano il Manchester United, unico incrocio pericoloso a fronte di due concorrenti abbordabili come Dinamo Kiev e Sporting Lisbona. All'Inter, testa di serie del girone G, l'urna ha riservato PSV, CSKA Mosca e Fenerbahçe, avversari di qualità piuttosto modesta. I turchi hanno perso la stella Tuncay, passato al Middlesbrough, gli olandesi si sono visti sfilare dal Villarreal Arouna Koné, mentre i russi hanno mantenuto l'ossatura - vincente ma un po' logora - della squadra trionfatrice in UEFA due anni fa.



Una Champions che promette, come sempre, spettacolo e qualche noia di troppo sul finire dei gironi, in attesa del rendez vous di febbraio. Un torneo orfano di grandi squadre come il già citato Ajax, il Bayern Monaco e la Juventus, che però viaggiano con il vento in poppa nei rispettivi campionati. I bavaresi, in particolare, hanno allestito una squadra in grado di dominare in patria e in Europa, anche se quest'anno dovranno accontentarsi della vetrina meno prestigiosa, quella della Coppa UEFA.   



venerdì 3 agosto 2007

Calcio d'estate (ma non troppo)

Breve aggiornamento estivo, prima di un paio di settimane di pausa, causa "latitanza" dal pc.



Mentre in Europa le squadre partecipanti ai maggiori campionati stanno scaldando i motori per la prossima stagione, si sono concluse due importanti kermesse internazionali, la Coppa America e la Coppa d'Asia, più due tornei giovanili, il Mondiale Under 20 e l'Europeo Under 19, che mai come quest'anno hanno avuto una certa ribalta mediatica anche nel nostro paese.



Della Coppa America molto abbiamo scritto nelle settimane scorse: l'epilogo ha premiato il Brasile "europeo" di Dunga che, pur non schierando le sue stelle più conclamate, ha avuto la meglio in finale sull'Argentina. A
Baptista_2
decidere il match sono stati un lampo di Julio Baptista (al centro in questi giorni di diverse voci di mercato), un'autorete di Ayala e un gol di Dani Alves, esterno del Siviglia stranamente ignorato dalla grandi del vecchio continente. Difficile dire se il successo della Selecao sia stato meritato, visto il torneo tutt'altro che entusiasmante condotto da Robinho e compagni, certo è che il "flop" dell'Argentina è stato clamoroso. La squadra di Basile aveva dominato la fase di qualificazione, travolgendo Perù e Messico con un complessivo 7-0. In finale, complice la giornata-no di un Riquelme quanto mai "mudo", l'albiceleste s'è spenta come neve al sole, confermando un'attitudine alla sconfitta purtroppo costante negli appuntamenti che contano.



Bella e vincente, invece, è stata l'Argentina trionfatrice a Toronto, nel Mondiale Under 20 che ha consacrato Dimaria
il talento della stella Aguero. I giovani argentini hanno superato in finale la sorprendente Repubblica Ceca, giunta all'atto conclusivo dopo aver eliminato la Spagna nei quarti e l'Austria in semifinale. Il successo dell'albiceleste era comunque ampiamente prevedibile vista la quantità di talento a disposizione del tecnico Hugo Tocalli: al di là del "mostro" Agüero, gente come Maxi Moralez, Ever Banega, Mauro Zarate e Angel Di Maria ha un futuro assicurato nel firmamento del calcio mondiale.

Nel solco della tradizione anche all'Europeo Under 19, svoltosi in Austria a meno di un anno da Euro 2008. A conquistare il trofeo è stata la Spagna di Juan Santisteban, che ha Niguez_2
confermato la
supremazia delle Furie Rosse in questa competizione, già vinta nel 2002, nel 2004 e nel 2006. Leader assoluti della squadra spagnola sono stati il centrocampista dell'Athletic Bilbao Javi Martinez e l'attaccante del Valencia Aaron Niguez, entrambi già pronti per una ribalta d'alto livello (il primo è già stabilmente nel giro della prima squadra). Il torneo ha portato alla ribalta anche altri giocatori di ottima prospettiva come i tedeschi Mesut Özil (Schalke 04) e Änis Ben-Hatira (Amburgo), i greci Sotiris Ninis (Panathinaikos) e Konstantinos Mitroglou (Olympiakos), per finire con il francese Kevin Monnet-Paquet del Lens.



Decisamente impronosticabile era il successo dell'Iraq in Coppa d'Asia, vuoi per le note vicende riguardanti Baghdad e dintorni, vuoi per una tradizione decisamente avversa alla squadra mesopotamica nella storia della competizione (mai sul podio, si ricorda solo un quarto posto nell'edizione del '76). Se a questoIraq_2
si aggiunge che la Coppa era terreno di conquista di Giappone e Arabia Saudita da oltre vent'anni (dal 1984 in poi tre successi sauditi e tre giapponesi), si capisce come il trionfo della squadra di Jorvan Vieira sia stato sorprendente. Tecnicamente povera, la nazionale irachena ha beneficiato di un calendario piuttosto agevole,
che l'ha condotta non senza qualche patema d'animo in finale: superato il girone che comprendeva Australia (pessima, a proposito, la coppa dei kangaroos), Thailandia e Oman, l'Iraq nei quarti non ha avuto problemi a sbarazzarsi del Vietnam per 2-0. In semifinale, al primo vero scontro di fuoco, Mahmoud e compagni hanno costretto la Corea del Sud a due supplementari, per aggiudicarsi poi il match ai calci di rigore. In finale, contro la favoritissima Arabia Saudita, è stato il solito Younis Mahmoud a firmare lo storico 1-0, tra lo stupore e la gioia generali, anche del tecnico avversario Helio, che sportivamente ha sottolineato come il successo dell'Iraq rappresenti qualcosa di più che un semplice trionfo sportivo.



sabato 14 luglio 2007

Ancora una volta Argentina-Brasile

Copa
La finale della Coppa America sarà Argentina-Brasile. Nessuna sorpesa, dunque, dal Venezuela: nonostante le difficoltà palesate nella fase iniziale del torneo, i verdeoro non hanno mancato l'appuntamento decisivo, anche se la semifinale con l'Uruguay è stata tutt'altro che una passeggiata.

La Celeste, infatti, ha venduto cara la pelle: per due volte (prima con Forlan, poi con Abreu) la squadra di Tabarez ha pareggiato le reti brasiliane di Maicon e Julio Baptista, dando a tratti la sensazione di poter chiudere il match a proprio favore. I rigori, poi, hanno sorriso ai ragazzi di Dunga, che potranno giocarsi la Coppa contro gli acerrimi rivali.

Tutto facile, invece, per l'Albiceleste contro il Messico, sulla carta un avversario da non sottovalutare. La squadra di Hugo Sanchez ha disputato una buona partita, colpendo due legni con Nery Castillo e con Guardado, ma è mancata nei momenti decisivi, dove invece l'Argentina ha saputo colpire con classe e freddezza. Riquelme, Tevez e Messi (meraviglioso il suo pallonetto in occasione del 2-0) sono risultati imprendibili per la difesa messicana.

Appuntamento per la finale nella notte tra domenica e lunedì. Ancora una volta, Argentina-Brasile.



lunedì 9 luglio 2007

Tutto secondo pronostico

La Coppa America entra nel vivo e lo fa rispettando appieno i pronostici della vigilia. Accedono alle semifinali, infatti, le quattro nazionali più accreditate: Brasile e Argentina, noblesse oblige, Messico e Uruguay, quest'ultima respingendo i padroni di casa del Venezuela, comunque più che soddisfatti dello storico traguardo raggiunto.



I quarti di finale non hanno avuto storia. Il Brasile, fin qui davvero poco convincente, ha rispolverato il proprio Robinho
arsenale di fronte al Cile, già battuto nella fase iniziale. Il 6-1 con cui i verdeoro hanno superato la nazionale andina non lascia spazio all'immaginazione: oltre alla doppietta del solito Robinho (davvero in gran forma il puntero del Madrid), ha finalmente timbrato il cartellino l'abulico Vagner Love, e con lui il neo romanista Juan, Julio Baptista e il misconosciuto Josué. La rete più bella del match porta però la firma del cileno Humebrto Suazo, autore di una gemma purtroppo utile solo per rendere meno umiliante il punteggio.



Se il Brasile è Robinho-dipendente, la stella assoluta dell'Argentina è Juan Roman Riquelme, Riquelme
autore di un'altra grande prestazione nel quarto contro il Perù. El Mudo apre e chiude le marcature di un incontro mai in discussione, in cui l'albiceleste ha confermato tutte le sue qualità: grande solidità difensiva, centrocampo di testa e polmoni e attacco "inutile", nel senso che l'assenza di un bomber di razza (Crespo ai box, Milito non pervenuto) non si sta per il momento facendo sentire più di tanto, vista la vena dei centrocampisti (gli altri due gol nel 4-0 finale portano la firma di Messi e Mascherano).



Sorprende, ma solo nelle proporzioni, il 6-0 del Messico sul Paraguay. La nazionale di Gerardo Martino aveva Castillo
destato un'ottima impressione nella fase inziale del torneo, ma al cospetto di quella di Hugo Sanchez si è sciolta come neve al sole. Il sempre più dominante Nery Castillo già al secondo minuto di gioco costringeva al fallo il portiere paraguaiano Bobadilla: rigore, espulsione e partita in cassaforte. Il 2-0 di Torrado al 27' chiudeva i giochi con un'ora di anticipo; lo stesso Castillo, Arce, Blanco e Omar Bravo firmavano la goleada.



I messicani ora dovranno affrontare l'Argentina in una semifinale che si preannuncia molto Forlan
equilibrata, mentre il Brasile se la vedrà con l'Uruguay di Diego Forlan. Il neo acquisto dell'Atletico Madrid ha guidato i suoi al 4-1 contro il Venezuela, una partita in cui la Celeste ha fatto vedere qualcosa in più rispetto alla deludente fase di qualificazione. La squadra di Tabarez resta comunque il vaso di coccio tra le quattro semifinaliste e un successo sul Brasile sarebbe quantomeno soprendente.



mercoledì 4 luglio 2007

Tra talenti e generali

Breve aggiornamento dal Venezuela: la nazionale di casa ha conquistato il primo posto nel suo gruppo di qualificazione, chiudendo con un pareggio 0-0 contro l'Uruguay. Un risultato storico per la "Vino Tinto", da sempre la meno competitiva tra le rappresentative del Sudamerica.  Al di là delle considerazioni di carattere Chavez
tecnico (l'undici di Paez non possiede grandi individualità, ad esclusione del centrocampista del Maiorca Juan Arango), è necessario considerare il contesto in cui è maturato questo risultato.



A Caracas e dintorni la situazione politica è tutt'altro che limpida, con il regime di Chaves impegnato da anni in un lento ed efficace lavoro di propaganda. L'organizzazione della Coppa America (per la prima volta nella storia quasi centenaria del torneo) rappresenta in questo senso una vetrina estremamente importante. Da qui a ritenere "accomodato" il passaggio del turno della nazionale di casa ce ne corre, ma dal sorteggio in avanti la sensazione di un certo favoritismo è evidente. Il girone era tutt'altro che proibitivo (Perù, Cile e Bolivia erano forse le tre nazionali meno competitive del lotto, insieme a Ecuador e Stati Uniti) e lo 0-0 con l'Uruguay, ottenuto perlatro a qualificazione già avvenuta, ha dato ai più la classica sensazione del "biscotto".



Grandi emozioni, invece, nell'altra sfida del girone, nella quale Perù e Bolivia si giocavano il passaggio del turno. La squadra di Erwin "Platini" Sanchez ha disputato un match di altissimo livello, mettendo in mostra Arce
giocatori di grande esperienza (Jaime Moreno, splendido il suo gol) e talenti dal sicuro avvenire: Juan Carlos Arce, dimenticato in panchina nel primo tempo, ha illuminato la ripresa con scatti e giocate d'alta scuola. L'attaccante del Corinthians (il cui cartellino però appartiene all'Oriente Petrolero, squadra boliviana) farebbe la fortuna di diverse squadre europee, a patto di disciplinarne a dovere l'estro, ad oggi ancora troppo grezzo e anarchico. Il Perù, pur soffrendo per lunghi tratti, ha capitalizzato al meglio le occasioni capitategli, grazie soprattutto all'esperienza e alla classe di Claudio Pizarro, autore della doppietta decisiva per la qualificazione dei suoi.



Nel frattempo entrano nel vivo i Mondiali Under 20. Dopo lo spettacolare pareggio tra Spagna e Uruguay nella giornata inaugurale, nella quale avevano steccato Brasile e Argentina (rispettivamente contro Polonia e Repubblica Ceca), nel secondo turno verdeoro e Canada
albicelestes trovano un pronto riscatto. Il Brasile supera la Corea del Sud grazie a una doppietta di Alexandre Pato, mentre l'Argentina travolge Panama con un umiliante 6-0, griffato dalle doppiette di Maxi Moralez e del "Kun" Aguero. Convincente anche il 6-1 con cui gli Stati Uniti hanno ridimensionato la Polonia: sugli scudi l'eterna promessa Freddy Adu, autore di una tripletta, e la nuova star Danny Szetela, in procinto di firmare per i turchi del Galatasaray.



martedì 3 luglio 2007

Al di là dell'Oceano

Con il successo dell'Olanda agli Europei Under 21 si è chiusa di fatto la stagione calcistica del Vecchio Continente. I riflettori si spostano ora dall'altra parte dell'Atlantico, dove sono in corso due importanti manifestazioni internazionali, la Coppa America e il Mondiale Under 20.



La Coppa America, trofeo equivalente al nostro Europeo, si disputa in Venezuela, e vede ai nastri di partenza le dieci federazioni affiliate alla Conmebol (la UEFA del Sudamerica) più gli Stati Uniti e il Messico. Al termine Copa_america
della seconda giornata dei gironi si possono già stilare i primi bilanci: l'Argentina, grande favorita del torneo, con i successi su USA e Colombia è già qualificata al turno successivo, così Messico, Paraguay e Venezuela; il Brasile, dopo il passo falso dell'esordio contro il Messico, si è riscattato contro  il Cile e resta ampiamente in corsa per i quarti; Uruguay, Bolivia e Perù si giocheranno la qualificazione nell'ultimo turno, mentre Ecuador, Stati Uniti e Colombia sono virtualmente eliminate.

La stella indiscussa del torneo è stato fin qui il fantasista del Boca Juan Roman Riquelme, autore di una doppietta alla Colombia e direttore d'orchestra dell'Argentina di Alfio Basile. Ottimo anche il rendimento di Hernan Crespo (tre gol per lui prima dell'infortunio contro la Colombia) e di Robinho, la cui tripletta Humberto_suazocontro il Cile ha permesso al Brasile di restare a galla. Tra le soprese si segnalano il messicano Nery Castillo, protagonista da alcune stagioni in Grecia con la maglia dell'Olympiakos, e il cileno Humberto Suazo, bomber del
Colo Colo inspiegabilmente ignorato dalle grandi d'Europa. Deludente l'Uruguay, ha destato invece una bella impressione il Paraguay di Gerardo Martino: l'attacco biancorosso può contare sul redivivo Santa Cruz e su Oscar "Tacuara" Cardozo, centravanti ex-Newell's Old Boys appena acquistato dal Benfica per 9 milioni di euro. Senza dimenticare l'apporto di Salvador Cabañas, capace di mettere a segno 3 reti partendo dalla panchina.



giovedì 21 giugno 2007

Giovani leoni

Sarà Olanda-Serbia la finale del Campionato Europeo Under 21. In attesa dello spareggio per la qualificazione alle Olimpiadi tra Italia e Portogallo, si sono disputate le due semifinali del torneo, che hanno promosso padroni di casa e balcanici ai danni di Inghilterra e Belgio.



La sfida tra Olanda e Inghilterra è stata ricca di emozioni: gli inglesi, passati in vantaggio con Lita nonostante il predominio territoriale degli orange, si sono fatti raggiungere in extremis da Rigters; quindi, dopo due tempi supplementari piuttosto soporiferi, è incominciata una sequenza infinita di rigori, che ha visto prevalere i
ragazzi di De Haan con l'insolito punteggio di 13-12. Il successo dei campioni in carica è sostanzialmente Taylor_2
meritato, nonostante sia da sottolinare il coraggio e la tenacia degli uomini di Pearce, mai domi. Simbolo di quest'Inghilterra tutta cuore è il capitano Steven Taylor: infortunatosi nel finale, ha dovuto assistere da bordo campo al pareggio olandese, arrivato proprio pochi istanti dopo la sua uscita dal terreno di gioco. Al termine della prima sequenza di rigori, quando tutti i suoi compagni si erano presentati sul dischetto, Taylor è stato costretto dal regolamento a calciare nonostante l'infortunio. Nessuna paura per il capitano inglese: palla da una parte, portiere dall'altra. Purtroppo per il valoroso giocatore del Newcastle, l'errore di Anton Ferdinand al suo secondo tentativo dagli undici metri condannava l'Inghilterra all'eliminazione.



Nell'altra semifinale la Serbia ha regolato il Belgio con un 2-0 fin troppo severo per i valori visti in campo. Dopo il vantaggio lampo del neo laziale Kolarov (punizione-cross sfiorata ma non toccata da compagni e avversari), la squadra di Djukic ha lasciato l'iniziativa agli avversari, dedicandosi quasi esclusivamente al contropiede. A nulla sono serviti i tentativi di Mirallas, Blondel e Fellaini: la porta di Kahriman restava inviolata, e all'89' il raddoppio di Mrdja ha chiuso i conti del match.



Nella finale di sabato, dunque, si affronteranno le formazioni apparse più solide e mature: Belgio e Inghilterra, pur presentando tra le proprie file diversi giocatori interessanti, hanno pagato l'assenza di un leader. Se per i Diavoli Rossi la semifinale rappresenta comunque un traguardo inatteso e prestigioso, per i bianchi cresce il rammarico per le numerose assenze, dettate da infortuni e rinunce dell'ultima ora.

Azzardare un pronostico per la finale è quantomai arduo: l'Olanda, sospinta dal caloroso ma composto pubblico locale, può contare su Serbia
un impianto di gioco collaudato e su un paio di giocatori in grande spolvero, su tutti Royston Drenthe, brillantissimo anche in semifinale. Dal canto suo, la Serbia si è dimostrata squadra cinica ed esperta, ad immagine e somiglianza del suo tecnico Miroslav Djukic, già colonna difensiva del Super Depor di qualche anno fa. Jankovic, Milovanovic e Smiljanic garantiscono qualità a centrocampo, ma il vero punto di forza dei serbi è la solidità della linea arretrata, con la coppia centrale Ivanovic-Tosic, già compagni all'OFK Belgrado, ora tesserati rispettivamente per Lokomotiv Mosca e Sochaux.



Durissima invece si prospetta la partita degli azzurri contro il Portogallo. La squadra di Couceiro è ricca di talento (Nani, Joao Moutinho, Yannick Djalò) e può contare, cosa piuttosto insolita per una rappresentativa lusitana, su un centravanti di qualità come Hugo Almeida. La squadra di Casiraghi dovrà aggredire il possesso palla avversario cercando di mettere in difficoltà una difesa apparsa fin qui tutt'altro che irresistibile. Viceversa, concedere troppo campo ai palleggiatori portoghesi potrebbe rivelarsi fatale.



lunedì 18 giugno 2007

Alla fine ha avuto ragione lui

Fabio Capello compie l'ennesima impresa (se di imprese si può parlare, visto che il tecnico di Pieris ha guidato sempre corazzate di primissima fascia) portando a Madrid un titolo che solo tre mesi fa sembrava pura utopia. Capello
Il
successo in rimonta sul Maiorca (3-1 firmato da Reyes, autore di una doppietta, e Diarra) chiude i conti di una Liga che attendeva solo l'epilogo per consegnare alle merengues il 30° titolo della loro storia. A Barcellona si mordono le mani per un campionato buttato via nel peggiore dei modi: al di là del suicidio di sette giorni fa nel derby con l'Espanyol, i catalani potevano e dovevano chiudere i conti in anticipo, quando il Real annaspava e le altre concorrenti cominciavano a farsi da parte.



E invece Ronaldinho e soci si ritrovano con un pungo di mosche in mano, dopo aver regalato la semifinale di Coppa del Re al Getafe e aver abdicato in Champions al cospetto del cinico Liverpool di Benitez. La panchina di Rijkaard, a differenza di quella di Capello, non è però in discussione: in Spagna si guarda sì ai risultati, ma anche al bel gioco, e  il 4-3-3 del tecnico olandese è, grazie anche ai suoi interpreti, quanto di meglio si possa ammirare su un campo di pallone. Se poi, come sembra, dalla prossima stagione anche Thierry Henry vestirà la maglia blaugrana, ci sarà da divertirsi.



In coda salutano la compagnia Real Sociedad e Celta Vigo, che si aggiungono al già retrocesso Nastic. La Liga Sociedad
perde in un sol colpo due società prestigiose, capaci negli ultimi anni di belle prove anche su palcoscenici continentali. Salve in extremis, invece, Betis Siviglia e Athletic Bilbao, mai retrocesso in Segunda in 109 anni di storia.



Con l'epilogo del campionato spagnolo si chiude di fatto la stagione europea 2006/2007. Per le grandi del calcio continentale è tempo di bilanci e di mercato, in attesa delle prime amichevoli e dei trofei di fine estate. Il discorso non riguarda i paesi scandinavi e la Russia, campionati che tradizionalmente si svolgono secondo il corso dell'anno solare: nei prossimi mesi ci dedicheremo con maggior attenzione a queste realtà, spesso trascurate dai media tradizionali.



Nessuna sopresa, nel frattempo, dall'Olanda, dove sono in corso di svolgimento gli Europei Under 21. L'ultimo turno dei gironi ha promosso Lita_2Belgio e Inghilterra che, come da copione,  non hanno fallito contro le già qualificate Olanda e Serbia. Ai Diavoli Rossi è bastato pareggiare 2-2 contro i padroni di casa per far fuori il

Portogallo (inutile 4-0 a Israele), mentre gli inglesi, pur soffrendo per lunghi tratti, si sono sbarazzati dei balcanici con un rotondo 2-0. L'Italia, nonostante il 3-1 alla Repubblica Ceca, dovrà accontentarsi dello spareggio per Pechino 2008 contro il Portogallo, squadra tra l'altro da non sottovalutare.



La sfida andrà in scena giovedì sera a Nijmegen, mentre le due semifinali, in programma a Arnhem ed Hereenveen, si terranno mercoledì. Se la Serbia gode dei favori del pronostico contro la sorpresa-Belgio, l'incrocio tra Olanda e Inghilterra si preannuncia piuttosto equilibrato, con gli orange leggermente favoriti dal fattore campo e da una condizione apparsa fin qui invidiabile.



venerdì 15 giugno 2007

L'Europa in miniatura

I Campionati Europei Under 21 entrano nel vivo. Ieri si è completata la seconda giornata dei gironi eliminatori: proviamo a stilare un bilancio della manifestazione in attesa dei verdetti defintivi.



Nel gruppo A i padroni di casa (e detentori del trofeo) dell'Olanda si sono già garantiti un posto in semifinale, superando nelle prime due partite Israele e Portogallo. Gli orange si giocheranno il primo posto nel derby con il Belgio, bisognoso di un pari per conquistare la seconda piazza ai danni del Portogallo, cui potrebbe non Under_2

bastare un successo sul già eliminato Israele.



Situazione analoga nel gruppo B, dove la Serbia è sicura del passaggio del turno dopo le vittorie di misura su Italia e Repubblica Ceca. L'Italia, dopo la sconfitta all'esordio contro i balcanici, non è andata oltre il 2-2 contro l'Inghilterra, un risultato che con ogni probabilità costerà agli azzurrini la qualificazione. Nell'ultimo turno, infatti, l'Inghilterra giocherà contro una Serbia demotivatata, e alla squadra di Casiraghi l'eventuale successo sui cechi varrebbe solo per conquistare lo spareggio-Olimpiadi: l'Inghilterra, in caso di qualificazione, non potrebbe partecipare ai Giochi di Pechino, lasciando il suo posto alla vincente dello spareggio tra le terze classificate dei due gironi.

Se il passo falso con la Serbia ci poteva stare, vista la compattezza e la maturità dimostrata anche ieri dalla compagine di Djukic, il pareggio con l'Inghilterra non ha attenuanti. La squadra di Pearce era in pratica una nazionale B, viste le innumerevoli assenze (il "traditore" Bentley, gli infortunati Richards e Walcott, e le stelle Nugent
Rooney, Walcott, Downing, Lennon e Bent, tutti potenzialmente eleggibili per questo Europeo, ma ormai nel giro della nazionale maggiore). Se si escudono Nugent, Taylor e Reo-Cocker, il resto della rosa a disposizione di Pearce è composto da onesti pedatori e nulla più.

Decisamente sottotono è apparsa anche la Repubblica Ceca, nazionale tradizionalmente interessante a livello giovanile. Nessun "nuovo Nedved" all'orizzonte, ha destato una buona impressione il portiere Zlamal, erede designato di Blazek allo Sparta Praga. Interessanti anche il centrale di difesa Hubnik dell'Fc Mosca e l'esterno Pudil dello Slovan Liberec. Piuttosto deludenti le stelle annunciate, Blazek e Fillo, mentre non si è visto il possente centravanti Holenda.

Bella e vincente, la Serbia ha messo in mostra il gioello Jankovic, già protagonista nella Liga con il Maiorca. Meno appariscenti ma ugualmente importanti si stanno rivelando i suoi compagni di reparto Milovanovic e
Smiljanic, prospetti delle grandi di Belgrado, Stella Rossa e Partizan. Jankovic_2E se in attacco i vari Mrdja, Rakic e Babovic non hanno convinto del tutto, la difesa può contare su elementi di sicuro avvenire come Ivanovic, Kolarov e Basta.

Tornando al gruppo A, non si può non elogiare il torneo fin qui disputato dall'Olanda. I padroni di casa, sulla carta più deboli di due anni fa, quando conquistarono il titolo sospinti dai gol di Huntelaar, hanno messo in mostra il gioco di gran lunga più convincente del torneo. Gran parte del merito va a Foppe de Haan, tecnico di esperienza, forgiatosi nel laboratorio-Hereenveen, da lui guidato per ben 19 stagioni. Nel suo classico 4-3-3 spiccano l'attaccante dell'Ajax Ryan Babel e il centrocampista del Feyenoord Royston DrentheDrenthe, fin qui miglior giocatore
della competizione. Compatta anche la difesa, con la coppia centrale Vlaar-Donk praticamente perfetta.

Decisamente deludente, invece, l'Europeo del Portogallo, squadra sulla carta di grande qualità. Dopo il deludente 0-0 con il Belgio, i lusitani hanno sofferto il gran ritmo dell'Olanda, che ha imbrigliato efficacemente i palleggiatori di José Couceiro. Lento e prevedibile Joao Moutinho, confusionario Manuel Fernandes, l'unico a salvarsi è stato Veloso, autore tra l'altro di un bellissimo gol su punizione nel 2-1 subito dagli orange. In attacco Hugo Almeida s'è dannato l'anima per sfruttare il lavoro di Nani (piuttosto evanescente), Varela e Yannick Djalò, brillante all'esordio e dimenticato in panchina nella seconda partita.

Onesto, infine, il torneo di  Israele e Belgio, con questi ultimi bravi ad aggiudicarsi lo scontro diretto con il Mirallas
minimo sforzo. Se gli asiatici potevano ritenersi soddisfatti della qualificazione alla fase finale, i Diavoli Rossi sono andati oltre, prenotando un posto per le semifinali. L'esperienza di Pocognoli, Vanden Borre, Martens e Blondel ha avuto la meglio sul talento di Ben Sahar, furetto classe '89 del Chelsea. Menzione particolare, in casa belga, per l'autore del gol decisivo Kevin Mirallas, attaccante del Lille dal radioso futuro.



lunedì 11 giugno 2007

Una Liga di emozioni

Mentre in Italia l'ultima giornata di Serie B riportava nel calcio che conta Genoa e Napoli, la Liga regalava un'altalena di emozioni degna di un film di Alfred Hitchcock. Barcellona e Real, impegnate rispettivamente nel derby con l'Espanyol e a Saragozza, si rincorrevano a distanza per 90 minuti, mentre il Siviglia si autoescludeva dalla lotta per il titolo non andando oltre lo 0-0 sul campo del Maiorca.



La stracittadina catalana ha due protagonisti assoluti: da una parte Raul Tamudo, capitano coraggioso dell'Espanyol, uno che non molla mai, figuriamoci in un derby di questa importanza. L'altro è Leo Messi, colui Messi
che media e tifosi hanno già investito della pesante eredità di Diego Armando Maradona. Il piccolo fantasista argentino, dopo aver riprodotto fedelmente contro il Getafe il "golazo" del Pibe all'Inghilterra nel Mundial '86, completa la sua opera di emulazione con una rete di mano tale e quale a quella con cui Diego beffò Shilton. Al di là di ogni retorica, un gesto di discutibile sportività ma di grande coraggio e fantasia, nel bel mezzo di un incontro decisivo per la stagione del Barça.



Ad aprire le danze ci pensa proprio Tamudo, che al 28' appoggia in rete un magnifico pallone filtrante di De la Pena. Il Barcellona, privo di Ronaldinho, abbozza una reazione, ma per scardinare la difesa di Valverde serve una magia: l'autore, come detto, è Messi, che anticipa Kameni con uno schiaffetto al pallone visto da tutti tranne che dalla terna arbitrale. Ad inizio ripresa la "pulce" raddoppia, e i conti sembrano chiusi, tanto più che il Real, che aveva appena pareggiato con Van Nistelrooy il vantaggio iniziale di Diego Milito, pochi minuti dopoVan_nistelrooy
subisce il secondo gol del bomber del Saragozza.



Nei minuti finali, però, accade l'incredibile: il Real riacciuffa il pareggio con il solito Van Nistelrooy e il Barça completa il suo harakiri concedendo a Tamudo il facile pallone del 2-2. Tempo per rimediare non ce n'è più, e ai blaugrana non resta che sperare in un'impresa del Maiorca tra sette giorni al Bernabeu. Un finale emozionante, che conferma l'alto livello di spettacolarità ed equilibrio della Liga attuale.



Nel frattempo in Olanda hanno preso il via gli Europei Under 21. La manifestazione si annuncia molto interessante, anche se in parte condizionata da una stagione lunga e dispendiosa. I padroni di casa difendono il titolo dagli attacchi di Portogallo, Italia e Inghilterra, con Serbia, Repubblica Ceca, Belgio e Israele nel ruolo di outsider. La prima settimana sarà dedicata ai gironi, quindi tra il 20 e il 23 di giugno si disputeranno semifinali e finali: l'ultimo grande appuntamento della stagione calcistica europea. 



lunedì 4 giugno 2007

Il vento del Nord

Il sabato dedicato alle qualificazioni europee ha regalato forti emozioni a latitudini

inconsuete. Da una parte, l'eroica prova delle Isole Far Oer, capaci di limitare il

passivo con l'Italia campione del mondo. Dall'altra, lo scoppiettante 3-3 tutto

scandinavo tra Danimarca e Svezia, chiusosi inopinatamente con un'improvvisa

sospensione del match, ordinata dall'arbitro Fandel in seguito all'aggressione subita

da un tifoso danese all'89' minuto di gioco.





Della sfida tra Italia e Isole Far Oer molto è stato scritto e detto, tra critiche accese

a Donadoni e agli azzurri e ironie neanche troppo velate sulla nazionale

atlantica. Particolarmente irritanti, i commenti a partita
Jacobsen_2
in corso di Sandro Mazzola, ex

protagonista di un calcio lontano anni luce da quello attuale.





Che il livello tecnico delle Far Oer non fosse eccelso si sapeva, ma dei continui

riferimenti al dilettantismo di alcuni giocatori e al clima "impossibile" delle isole

avremmo fatto francamente a meno. Sul campo si è vista una partita aperta, con gli

azzurri superiori sul piano tecnico, ma piuttosto carenti dal punto di

vista motivazionale e agonistico. Il campo del Tórsvøllur ha fatto il resto, ma

l'impresa della piccola nazione nordica non va sottovalutata. Paradossalmente, visti

gli ultimi minuti del secondo tempo, Olsen avrebbe potuto osare qualcosa in più,

inserendo prima l'attaccante del Lyngby Christian Holst, uno capace di segnare 64

gol in 99 partite nella serie cadetta danese. A firmare il gol della bandiera,

invece, è stato l'atteso Rógvi Jacobsen, capocannoniere di questa piccola

nazionale con 8 gol in partite ufficiali.





Ben altro lo spettacolo (si fa per dire) andato in scena al Parken di Copenaghen. La

sfida tra Danimarca e Svezia è Elmanderstoricamente molto sentita, ma in questo caso la

posta in palio era davvero importante: ai danesi serviva una vittoria per continuare a

sperare nella qualificazione, agli ospiti poteva bastare un pari, ma con
l'Irlanda del

Nord lanciatissima e la Spagna in ripresa i tre punti sarebbero stati fondamentali.




Il primo tempo è un monologo svedese, almeno per quel che concerne il

punteggio: una doppietta di Elmander (davvero interessante la crescita dell'ex

attaccante del Feyenoord, ora in forza al Tolosa) e un missile su punizione di

Hansson sembrano chiudere i giochi. Ci pensa Agger a riparire la partita al 34': il

difensore del Liverpool spedisce in rete un assist di tacco di Gravgaard, che si fa perdonare l'erroraccio sul primo gol di Elmander. Nella

ripresa la pressione danese aumenta e prima Tomasson e poi Andreasen

completano la rimonta.





All' 89' il fattaccio: Poulsen, non nuovo a episodi di questo tipo, rifila un pugno in

area a Rosenberg e Fandel, su segnalazione del guardalinee, assegna il rigore alla

Svezia e spedisce negli spogliatoi il mediano del Siviglia. Parken
Un attimo dopo, un

corpulento supporter biancorosso abbandona le tribune del Parken per scagliarsi

contro il direttore di gara
. L'arbitro tedesco, visibilmente turbato, opta per la

sospensione del match, che con ogni probabilità verrà assegnato a tavolino alla

Svezia.





Un brutto episodio, che infanga la reputazione del calcio scandinavo, da sempre

caratterizzato da fair play e correttezza.





Nelle altre sfide, si segnala il 3-2 della Bosnia sulla Turchia, risultato che

fa sorridere Grecia e Norvegia, vittoriose rispettivamente su Ungheria e Malta.

Importanti anche i successi del Portogallo in Belgio (gran gol di Nani, neo acquisto

del Manchester) e della Romania in Slovenia. Nessun problema per Germania (6-0

a San Marino) e Francia (2-0 a Israele), così come per Spagna e Croazia, entrambe

vittoriose pur senza brillare.





Mercoledì si torna in campo, il programma prevede altre 19 sfide: nessun big

match, il clou è a Zagabria dove si affrontano Croazia e Russia, una sorta di

spareggio per la qualificazione in un girone che vede in corsa anche Israele e

Inghilterra.



giovedì 31 maggio 2007

Il meglio della Champions

La finale di Atene ha regalato al Milan la sua settima Coppa dei Campioni: un successo meritato, quello della squadra di Ancelotti, anche se conquistato con una partita non al livello delle prestazioni precedenti (su tutte, lo splendido ritorno contro il Manchester a San Siro).



Con l'epilogo della Champions League si chiude una stagione ricca di conferme (la doppietta del Siviglia in Coppa UEFA, i trionfi in campionato di Inter, Lione e Manchester United) e avara di sorprese (gli exploit europei di Espanyol e Osasuna, la crescita dell'AZ e il colpaccio in Bundesliga dello Stoccarda). Nello stilare un bilancio di questi nove mesi di calcio europeo, un "giochino" interessante può essere quello di stilare una formazione ideale del massimo torneo per club. Ecco quindi, la Top 11 della Champions: il criterio di valutazione non è assoluto, ma tiene conto del rendimento dei giocatori nell'ambito della competizione.



Reina (Liverpool)
Reina_2
Decisivo in semifinale contro il Chelsea, ad Atene non ha potuto emulare le gesta del suo predecessore Dudek. Punto di forza della difesa meno battuta tra le otto squadre qualificate ai quarti di finale, il numero uno del Liverpool si candida per un posto da titolare nella nazionale spagnola. Un'altra scommessa vinta da Rafa Benitez.



Sagnol (Bayern)
Sagnol_2
Nel panorama non certo scintillante degli esterni destri di difesa, l'esperto numero 2 del Bayern ha disputato una stagione di altissimo livello, condita da tre assist e da una continuità di rendimento difficilmente riscontrabile in altri interpreti del ruolo. Peccato per lui che l'annata dei bavaresi sia stata tutt'altro che da ricordare.

Alex (PSV)
Alex_2
Il centrale brasiliano del PSV è stato una delle sorprese della stagione, ma solo per chi non segue con attenzione il calcio olandese. Fisico, personalità e tempismo negli inserimenti sono le caratteristiche migliori dell'ex difensore del Santos, conteso da tutte le principali squadre europee.

Maldini (Milan)
Maldini
Alla soglia dei 40 anni il capitano del Milan si è fatto il regalo più bello: la settima Coppa alzata da protagonista, dopo aver guidato con autorità i compagni all'appuntamento decisivo di Atene. Dopo il boccone amaro di Istanbul, una rivincita dolce come il miele.

Riise (Liverpool)
Riise
Difficile individuare al momento un terzino sinistro più devastante del norvegese del Liverpool, sontuoso interprete di un ruolo diffcile sul piano tattico e atletico. Giunto a piena maturazione, ha affinato le sue doti difensive, mantenendo inalterate la capacità di spinta e il tiro al fulmicotone. Una forza della natura.



Cristiano Ronaldo (Manchester)
Ronaldo
Gli aggettivi per descrivere il talento del portoghese si sono ormai esauriti, dopo una stagione in cui l'ex gioiello dello Sporting ha stupito tutti per continuità e freddezza nei momenti decisivi. Incontenibile contro la Roma, il ragazzo di Madeira ha messo a segno 3 gol e distribuito 5 assist nel corso della competizione, fallendo di fatto solo il retour-match di semifinale.

Essien (Chelsea)
Essien
La potenza applicata al calcio, 181 centimetri di muscoli e aggressività. Il tutto accompagnato da una tecnica di prim'ordine e da una duttilità che ne fanno una pedina decisiva per le sorti del Chelsea. Nel secondo tempo di Valencia, con il gol decisivo segnato di pura rabbia e caparbietà, c'è tutta l'essenza di questo giocatore, uno degli acquisti più azzeccati della gestione Abramovich.

Seedorf (Milan)
Seedorf
Se Essien è la potenza, Seedorf è l'eleganza, l'intelligenza e l'esperienza. Poco più che trentenne, il centrocampista del Milan gioca ad alti livelli da una vita e poco importa se ad Atene si sia visto poco: se il Milan è arrivato al traguardo finale, il merito è anche e soprattutto delle sue straordinarie prove contro Bayern e Manchester United.

Kakà (Milan)

Kaka
Semplicemente, il miglior giocatore del torneo. Poco importa se questo gli verrà certificato dal Pallone d'Oro, il fantasista del Milan ha già raggiunto l'obiettivo più prestigioso: riportare sul tetto d'Europa i rossoneri, trascinandoli a suon di gol (ben 10, capocannoniere) e giocate d'alta scuola. Uno spettacolo.



Inzaghi (Milan)
Inzaghi
Decisivo nel preliminare, decisivo nei quarti, decisivo (eccome) in finale. Pippo ha marchiato con i suoi gol il trionfo del Milan, a dimostrazione che per essere bomber non serve necessariamente avere tecnica o fisico straordinari. Il Gerd Müller del 2000, o quasi.

Rooney (Manchester)
Rooney
Ha segnato meno di altri (4 gol), ma il suo peso specifico nell'attacco dei Red Devils non ha paragoni. Ultimo ad arrendersi contro il Milan, avrebbe meritato di giocarsi il "derby" con il Liverpool in finale. A 22 anni ancora da compiere, il futuro è dalla sua parte.



Panchina



Gomes (PSV)
Gomes
Ha tenuto a galla il PSV fino al tracollo con il Liverpool con parate e uscite decisive. La conferma del titolo olandese è il premio per un portiere spettacolare e continuo al tempo stesso, forse il miglior estremo difensore brasiliano al momento.



Finnan (Liverpool)
Finnan
L'esterno irlandese concede poco sul piano della spettacolarità, ma le sue sovrapposizioni (4 assist) sono fondamentali per il gioco di Benitez. Decisivo suo malgrado a Istanbul (uscì per infortunio sul 3-0 per il Milan), non ha potuto consumare la sua personale rivincita ad Atene. Resta comunque uno dei punti fermi dei Reds.

Mexes (Roma)
Mexes
Stagione da incorniciare per il biondo difensore francese della Roma. Scrollatosi di dosso l'etichetta di eterna promessa, ha preso per mano il reparto difensivo giallorosso con personalità e classe: al momento, uno dei cinque difensori centrali più forti del mondo.



Gerrard (Liverpool)
Gerrard
Capitano coraggioso, il buon Steven da Whiston ha trascinato ancora una volta i suoi all'appuntamento decisivo. Pur non raggiungendo il livelli delle due passate stagioni, il numero 8 si è mantenuto su standard elevatissimi, confermandosi leader di un gruppo capace di risultati ampiamente superiori alle aspettative.

Giggs (Manchester)
Giggs
Il talentuoso esterno del Manchester sta vivendo una seconda giovinezza: punto di congiunzione tra la squadra-sogno di fine anni '90 e quella attuale, ha condito la sua Champions di 7 assist e 2 gol, con autentiche chicche come la "furbata" di Lille. Un esempio per i giovani e una gioia per gli occhi degli spettatori.



Drogba (Chelsea)
Drogba
Nella tribolata stagione della squadra di Mourinho, l'ivoriano si è rivelato uno dei pochi elementi convincenti al 100%. Autore di 6 gol, compreso il pareggio contro il Valencia nei quarti a Stamford Bridge, ha mancato il bersaglio in semifinale, pur fornendo a Joe Cole l'assist dell'1-0 a Londra.

Villa (Valencia)
Villa
Fin quando il Valencia è stato in corsa, l'asturiano ne è stato leader e trascinatore, al pari del compagno di reparto Morientes (più prolifico di lui, 6 gol a 4) e al giovane Silva. Alla soglia dei 26 anni, ha tutto per affermarsi tra i bomber principali del continente, non solo per le doti realizzative.