sabato 31 marzo 2007

Al servizio di Sua Maestà

La tripletta di Peter Crouch nel 4-1 rifiliato dal Livepool all'Arsenal ha portato alla ribalta un attaccante tanto discusso quanto efficace: alto più di due metri, magrissimo, a prima vista parrebbe del tutto Crouch inadatto al gioco del calcio. In realtà Crouch possiede una velocità di gambe e una tecnica tutt'altro che disprezzabili che, unite ad un discreto fiuto del gol, ne hanno fatto un punto fermo del Liverpool e della nazionale inglese.



Contro i Gunners, il bomber di Macclesfield ha messo in mostra il meglio del proprio repertorio: destro in anticipo sul primo palo per il gol dell'1-0; impressionante stacco di testa con palla nel sette per il raddoppio; dribbling secco e conclusione di sinistro in occasione del terzo sigillo personale. Il tutto condito dalla solita serie di sponde e spizzate, meno del previsto per la verità, considerata la sua altezza.



La carriera di Crouch non è stata fulminante: prima d'incontrare il suo mentore Benitez, infatti, il 26enne attaccante ha girovagato a lungo per la provincia inglese, accompagnato quasi ovunque dallo scetticismo generale. Il ragazzo segnava (10 gol nel QPR nel 2000/01, 18 nel Portsmouth un anno dopo) ma non abbastanza da attirare l'attenzione delle grandi. Approdato all'Aston Villa in un momento tutt'altro che felice della storia dei Villans, incontra grandi difficoltà e viene ceduto in prestito al Norwich. Anche qui non brilla, e nell'estate del 2004 passa al Southampton. I Saints, orfani della leggenda Le Tissier, gli affidano le chiavi dell'attacco: Peter Qprrisponde con 12 gol, che però non servono a evitare la retrocessione della squadra dopo 27 anni di massima serie.



Le buone prestazioni in maglia biancorossa convincono il Liverpool a scommettere su di lui: 7 milioni di sterline al Southampton e Crouch è un Red a tutti gli effetti. L'accoglienza di Anfield è tutt'altro che calorosa e l'astinenza da gol dei primi mesi porge il fianco alle critiche sempre più feroci di stampa e tifoseria. Il 3 dicembre 2005 però, dopo 19 partite all'asciutto, l'incantesimo di spezza: doppietta al Wigan e Crouch sveste i panni di freak per indossare quelli di bomber a tempo pieno.



Rimanendo nell'ambito del calcio britannico, la settimana internazionale ha visto ancora una volta protagonista David Healy, centravanti dell'Iranda del Nord, una delle grandi soprese di quest'annata calcistica. Il 27enne di Killyleagh, paesino a 30 km da Belfast, ha firmato la doppietta con cui la nazionale dell'Ulster ha superato la Svezia nella sfida di vertice del gruppo F di qualificazione all'Europeo.



L'exploit di Healy, come detto, non è isolato: il bomber del Leeds ha messo a segno nel corso di queste qualificazioni ben 9 gol, così distribuiti: una doppietta alla Svezia, appunto, una tripletta rispettivamente a Spagna e Liechtenstein e un gol, decisivo, alla Lettonia. Grazie a queste reti, l'Irlanda Healydel Nord si ritrova in testa al girone, davanti a Svezia, Spagna e Danimarca, e può sognare una storica qualificazione alla fase finale dell'Europeo. Healy, comunque, si era già guadagnato i gradi di eroe nazionale nel settembre del 2005, quando siglò il gol decisivo nello storico successo per 1-0 sull'Inghilterra a Windsor Park.



A livello di club, la carriera di Healy è stata piuttosto altalenante: cresciuto nel settore giovanile del Manchester United, non riuscì ad emergere e fu ceduto prima in prestito e poi definitivamente al Preston North End, in seconda divisione. Qui Healy iniziò a farsi conoscere, mettendo a segno 43 reti nel giro di tre stagioni. Il Leeds, appena retrocesso dalla Premier a seguito della disastrosa gestione-Risdale, si accorse di lui e il ragazzo ricambiò la fiducia con 7 gol durante la prima stagione e 16 in quella successiva. Quest'anno, nonostante i Whites navighino nei bassifondi del campionato, ad un passo dalla retrocessione in terza serie, Healy è riuscito ugualmente a mettere a segno 9 reti. L'ultima, ieri al 90' contro il "suo" Preston, ha regalato al pubblico di Ellend Road la speranza di una salvezza che fino a qualche settimana fa sembrava impossibile.



giovedì 29 marzo 2007

Esterofilia o provincialismo?

Si discute da anni circa la presunta superiorità (o inferiorità, a seconda dei punti di vista) del campionato italiano su quelli esteri: a tal proposito è necessario innanzitutto individuare i criteri di valutazione, siano essi meramente tecnici, economici o mediatici.



E' evidente che negli anni '80, sull'onda del successo Mundial e in pieno edonismo craxiano, il calcio italiano rappresentasse quanto di meglio c'era sulla piazza: stadi pieni, campioni in campo e in panchina. Basti pensare a Maradona, Platini, Van Basten e Baggio, per non pChamparlare dell'epopea tattica di Sacchi sulla panchina del Milan o dei miracoli di Bagnoli e Boskov su quelle di Verona e Sampdoria.



Negli anni 90', subito dopo aver ospitato il Campionato del Mondo, l'Italia calcistica iniziava un lento declino che, nonostante i non sempre limpidi tentatavi di risollevarla (vedi Moggi&affini), oggi la relega in secondo piano rispetto ad altri tornei europei, più spettacolari, più ricchi e più seguiti.



Parallelamente nel nostro paese cresceva l'interesse nei confronti del calcio di oltre confine: la nascita delle pay-tv, l'evoluzione di Internet e il mai sopito tam-tam legato al calciomercato hanno garantito attenzione e visibilità a quei tornei come Liga, Premier o Bundesliga, una volta oggetto di culto per pochi appassionati.



Intendiamoci, il calcio italiano è ancora uno dei migliori del mondo, e la vittoria della Nazionale di Lippi in Germania è lì a dimostrarlo, ma è evidente che, almeno a livello di club, la superiorità delle nostre compagini sia quantomai discutibile.



Negli ultimi dieci anni una sola squadra italiana (il Milan nel 2003) è riuscita ad issarsi sul gradino più alto del podio continentale (leggi Champions League), al termine per altro di una delle finali tecnicamente più povere della storia recente del torneo. Stesso discorso in Coppa Uefa, trofeo che manca dal nostro paese dal lontano 1999, quando il Parma superò in finale l'Olympique Marsiglia.



Dal 2000 ad oggi si sono registrati ben cinque successi di squadre spagnole (Real, due volte, e Barcellona in Champions, Valencia e Siviglia in UEFA), due doppiette anglo-portoghesi (Liverpool e Porto, vincenti in anni diversi di entrambe le competizioni), e altri trionfi più o meno a sorpresa (Bayern in Champions, Galatasaray, Feyenoord e CSKA in UEFA), a dimostrazione di un calcio sempre meno italo-centrico.



Eurocalcio nasce proprio dall'esigenza di raccontare la vastità e la complessità del mondo pallonaro al di fuori della nota triade Juve-Milan-Inter, superando il provincialismo spesso imperante nei media italiani, ed evitando al contempo di scadere in mera esterofilia: il calcio italiano è malato e, nonostante sia sempre valido l'adagio tutto il mondo è paese, uno sguardo fuori dai nostri confini non può che giovarci.



lunedì 26 marzo 2007

La gloriosa nazione del Kazakistan

Nelle sale cinematografiche italiane, da qualche settimana, è uscito un film docu-demenziale dal titolo Borat: studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan. Ad Astana e dintorni non hanno accolto con favore l'ironia di Sasha Baron Cohen (il protagonista) e hanno chiesto la censura della pellicola, rea secondo le autorità di restituire un'immagine distorta dell'ex Repubblica Sovietica. Il popolo kazako, invece, ha risposto con l'acquisto in massa del film in dvd e, a quanto pare, anche il turismo ne ha tratto beneficio. Passo indietro dell'establishment, viva Borat e tutti contenti.

Al di là di queste considerazioni, il Kazakistan (o Kazakhstan nella dizione internazionale) è una nazione in grande crescita, anche dal punto di vista calcistico. Dopo essersi annessa all'UEFA nel 2002 (prima era affiliata all'AFC, la confederazione asiatica), ed aver chiuso con un misero punticino il girone di qualificazione a Germania 2006, l'agosto scorso ha iniziato per la prima volta nella sua storia le qualificazioni per il Campionato Europeo. L'esordio è stato decisamente incoraggiante: 0-0 in casa del Belgio, non proprio una potenza del calcio d'Occidente, ma comunque una squadra di discrete tradizioni. A settembre un altro pari esterno, contro il modesto Azerbaigian, anch'esso costola dell'ex Unione Sovietica. Il 7 ottobre, davanti al proprio pubblico, il Kazakistan viene sconfitto 1-0 dalla Polonia, soffrendo per tutti i novanta minuti. Le cose non vanno meglio quattro giorni dopo, quando i kazaki devono arrendersi alla Finlandia per 2-0, né un mese più tardi, a Coimbra, contro un implacabile Portogallo (3-0).

Tutto lasciava pensare che l'avventura del Kazakistan nell'affollato girone A di qualificazione fosse destinata a concludersi senza gloria, ma sabato ogni pronostico è saltato. Davanti ai 20.000 spettatori del Central Stadium di Almaty, la vecchia capitale, i gialloblù hanno compiuto l'impresa di battere 2-1 la Serbia, ottenendo così la loro prima vittoria ufficiale dall'adesione all'UEFA. Eroi della serata gli impronunciabili Kairat Ashirbekov e Nurbol Zhumaskaliyev, autori delle marcature decisive, rispettivamente al 2' e al 16' minuto della ripresa. Inutile per i serbi il gol di Nikola Zigic, bomber del Racing Santander, al 68'.

Al timone del Kazakistan c'è, dal gennaio 2006, l'olandese Arno Pijpers, ex tecnico federale in patria, già commissario tecnico dell'Estonia dal 2000 al 2004. Anche in quell'occasione Pijpers aveva assunto la guida della Nazionale e del club più rappresentativo, il Flora Tallin, così come oggi divide il suo lavoro tra la selezione kazaka e l'FC Astana. Sotto la sua guida il team della capitale (Astanà, con l'accento sull'ultima sillaba, letteralmente "la capitale") ha riconquistato il titolo kazako, guadagnandosi l'ingresso in Champions League. Sul blocco dell'Astana Pijpers ha costruito la sua nazionale: dei tredici giocatori scesi in campo contro la Serbia, ben sei provengono dal club campione. L'altro serbatoio privilegiato della nazionale è il Tobol Kostanai, nelle cui file militano tra gli altri il capitano Nurbol Zhumaskaliyev e il recordman di presenze (53) Ruslan Baltiyev.

Nella rosa di Pijpers, invece, non c'è traccia di giocatori dell'FC Semey, squadra della città omonima, nota ai più col nome sovietico di Semipalatinsk. Proprio lì, nel 1913, il mercante russo Nikolaj Kupriyanov aveva introdotto per primo il gioco del calcio in Kazakistan: nel giro di pochi anni nacquero ben 15 squadre nella sola Semipalatinsk, che rimase per anni il cuore del calcio kazako. Qualche anno dopo la città fu scelta dal governo sovietico come base per gli esperimenti nucleari, un folle progetto voluto da Stalin che porterà a ben 456 test atomici, pari a 5000 bombe di Hiroshima. Ancora oggi la regione di Semey porta i segni di quegli esperimenti, sotto forma di un'altissima incidenza di tumori e patologie infantili. Se il calcio può servire a far dimenticare per qualche giorno gli orrori, non si può che salutare il successo del Kazakistan con un sorriso.

venerdì 16 marzo 2007

Fino all'ultimo respiro

Con ancora negli occhi l'impresa di Andrés Palop in quel di Donetsk, analizziamo il sorteggio dei quarti di finale di coppa UEFA.

AZ ALMAAR-WERDER BREMA
Gli olandesi, autori di una spettacolare rimonta sul Newcastle, sono una delle realtà più belle del calcio europeo: dopo la cura-Adriaanse, culminata nella semifinale UEFA del 2005, l'AZ si è affidato a Louis Van Gaal, desideroso di rivincite dopo l'infelice parentesi alla guida della nazionale orange. L'ex tecnico di Ajax e Barcellona ha proseguito il lavoro del suo predecessore, mantenendo i biancorossi nell'élite nazionale e continentale. La qualità del progetto-AZ è testimoniata dalle scelte di Van Basten, che ha incluso ben 4 giocatori dell'Alkmaar (i difensori Jaliens e De Cler, il centrocampista De Zeeuw e l'attaccante Koevermans) nella lista dei convocati per le sfide contro Romania e Slovenia.

L'andata al St James' Park aveva messo fortemente a rischio il passaggio del turno, ma i ragazzi di Van Gaal non si sono dati per vinti e con un secco 2-0, frutto di una pressione costante e di qualche rischio in difesa, hanno conquistato i quarti di finale. Quarti nei quali affronteranno il Werder Brema, avversario tutt'altro che morbido. I tedeschi, che negli ottavi hanno eliminato il Celta, dispongono di sufficiente esperienza e qualità per raggiungere le semifinali, ma per avere ragione degli olandesi avranno bisogno di ritrovare la vena di qualche mese fa.

BAYER LEVERKUSEN-OSASUNA
Se la sfida tra AZ e Werder promette spettacolo, l'incrocio tra Bayer e Osasuna si prospetta all'insegna dell'equlibrio e dei tatticismi. I tedeschi, in verità, hanno messo in mostra contro il Lens un discreto arsenale offensivo, alimentato dall'esperto Barbarez e dal discontinuo ma talentuoso Voronin. I due sono supportati da una batteria di uomini dal gol facile come Stefan Kiessling, Tranquillo Barnetta e Bernd Schneider, senza dimenticare l'apporto del "nuovo Ramelow" Simon Rolfes. L'Osasuna punta tutto sulla solidità del suo reparto arretrato, non disponendo i navarri di fenomenali terminali offensivi, ad esclusione forse del giovane Soldado. La squadra vista nel doppio confronto con i Rangers ha destato comunque un'ottima impressione, soprattutto sul piano dell'intensità e della concentrazione.

SIVIGLIA-TOTTENHAM
Gli andalusi, come detto, hanno agguantato i quarti per i capelli, trovando i supplementari al 94' con un'incornata dell'estremo difensore Palop. La squadra di Juande Ramos, comunque, ha messo in mostra anche contro lo Shakhtar il solito calcio d'alto livello, fatto di passaggi rapidi e sovrapposizioni sulle fasce. Non a caso, Dani Alves e soci sono in testa nella Liga e si avviano verso un finale di stagione entusiasmante. Il Tottenham, dal canto suo, cercherà di riscattare in Europa l'ennesima annata anonima in Premier League. E dire che la rosa a disposizione di Martin Jol è tutt'altro che priva di talento: dal bomber bulgaro Berbatov al talentuoso Aaron Lennon, passando per Zokora, Robbie Keane e Defoe. Come dimostrato dal pirotecnico 6-4 complessivo rifilato allo Sporting Braga, gli Spurs sono capaci di tutto e, se sapranno gestire i 90' del Sánchez Pizjuán, potranno giocarsi la qualificazione davanti al proprio pubblico.

ESPANYOL-BENFICA
L'ultimo quarto mette di fronte Espanyol e Benfica, due squadre in buona salute e dalle grandi ambizioni. Entrambe infatti, puntano con decisione alla vittoria finale, gli spagnoli come obiettivo primario della stagione, i portoghesi con un occhio al campionato, ancora da contendere ai rivali di sempre del Porto. Questo aspetto potrebbe rivelarsi non secondario: sul campo i lusitani sembrano avere qualcosa in più in termini di esperienza e talento (il 3-1 al PSG lo dimostra, Simao e compagni a tratti hanno sciorinato ottimo calcio), ma la "fame" dell'Espanyol, unita all'estro di De la Peña e Luis García (grandi protagonisti ieri del 4-0 al Maccabi Haifa), potrebbero far pendere la bilancia dalla parte dei Periquitos.

lunedì 12 marzo 2007

Un passo indietro

E' passato qualche giorno dalla notte dedicata alla Coppa UEFA. Nel frattempo, in giro per l'Europa, qualcosa è successo. In Spagna Barça e Real hanno dato vita ad un Clásico dai contorni epici; a Milano è andato in scena un derby pomeridiano, nostalgico e "sovversivo", nel senso che ha ribaltato i verdetti del mercoledì di Champions, consegnando definitivamente all'Inter lo Scudetto; in Germania si è registrata una serie di pareggi che ha lasciato inalterata la situazione in testa alla classifica, con lo Schalke in preoccupante flessione; Oltremanica s'è dato spazio all'FA Cup, con Chelsea e Manchester fermate rispettivamente da Tottenham e Middlesbrough; contestualmente è finito il sogno del Plymouth Argyle, eliminato da un Watford desideroso di rivincite dopo una Premier fallimentare.

Ma facciamo un passo indietro, per analizzare la serata di giovedì scorso dedicata all'andata degli ottavi di Coppa UEFA.

Il colpaccio è firmato Werder Brema che, grazie alla zampata nel finale di Hugo Almeida, ha espugnato il Balaídos di Vigo, ipotecando la qualificazione. Il Celta non è mai entrato in partita, confermando il suo momento difficile.

Restando nella penisola iberica, grande impresa anche dello Shakhtar, capace d'imporre il 2-2 al Siviglia capolista della Liga. Gli ucraini dimostrano di essere squadra solida e pericolosa, mentre gli andalusi pagano forse lo scotto dopo lo splendido 2-1 sul Barcellona in campionato: al rigore di Martì rispondono il ceco Hübschman e il brasiliano Matuzalem (sempre dagli undici metri), due dei migliori interpreti della multinazionale di Lucescu; a due minuti dal termine il redivivo Maresca trasforma il terzo rigore di giornata e tiene in corsa i suoi.

Grande impressione desta l'Osasuna in quel di Glasgow: i Rangers (che nel weekend conquisteranno un effimero Old Firm ai danni del Celtic quasi campione), soffrono per lunghi tratti i navarri che, passati in vantaggio con Raúl García, sfiorano più volte il raddoppio. Nel recupero Hemdani firma il beffardo 1-1, ma a Pamplona gli scozzesi dovranno cambiare decisamente registro se vorranno conquistare i quarti di finale.

Meno brillante la prova dell'Espanyol in terra d'Israele, al cospetto di un Maccabi Haifa tutt'altro che rassegnato al ruolo di vittima sacrificale. I verdi di Roni Levy mettono paura ai catalani con Colautti e Rafaelov, prima di tremare per la traversa colpita da Moha. La gara si chiude a reti inviolate, lasciando all'Espanyol buone chance per il ritorno in casa propria.

Si chiude sul 2-1 la sfida del Parco dei Principi tra PSG e Benfica: i portoghesi passano subito in vantaggio con Simao, ben servito da Nélson (nella foto), uno dei migliori esterni d'Europa al momento. Il PSG accusa il colpo e rischia di capitolare, ma al 35' un gol fortunoso di Pauleta beffa i suoi connazionali; quattro minuti dopo Pierre-Alain Frau firma il 2-1 sfruttanto al meglio una giocata d'alta scuola di Bonaventure Kalou. Giovedì sera all'Estadio da Luz ci sarà da divertirsi.

Stesso risultato per l'altra squadra francese impegnata negli ottavi, il Lens, che supera il Bayer Leverkusen grazie ad un rigore di Cousin. L'incontro è equilibrato, ma a destare miglior impressione sono i tedeschi che, dopo lo svantaggio iniziale firmato Monterrubio, rialzano la testa con il tunisino Haggui, bravo ad insaccare su calcio d'angolo. Nel finale lo stesso Haggui causerà il rigore del 2-1, facendosi anche espellere. Il risultato è comunque favorevole ai ragazzi di Skibbe, che alla BayArena potranno accontentarsi di un successo di misura.

Serata di grazia per le squadre inglesi. Il Tottenham s'impone a Braga sullo Sporting per 3-2, al termine di un secondo tempo ricco di emozioni: apre le danze Robbie Keane al 57', raddoppia Malbranque al 72', Paulo Jorge e Zé Carlos rimettono in carreggiata i portoghesi, ma ancora Keane al 92' chiude i conti su bell'invito di Zokora.

Succede tutto (o quasi) nel primo tempo invece a St James' Park, dove il Newcastle fa un sol boccone dello scriteriato AZ di Van Gaal. Deus ex machina della partita è il nigeriano Martins, che s'infila come un coltello nel burro della difesa olandese: due gol e mezzo per lui nel 4-2 finale, firmato anche da Dyer, Arveladze e Koevermans.

giovedì 8 marzo 2007

God Save the Queen (of Champions)

In un colpo solo la Champions League perde le due finaliste dell'anno scorso (Barcellona e Arsenal), la grande favorita (l'Inter, almeno per i media italiani) e la squadra più brillante della fase autunnale (il Lione). Per contro promuove ai quarti tre squadre inglesi (Manchester, Chelsea e il sorprendente Liverpool), due italiane (Roma e Milan), una sola spagnola (il Valencia), un'olandese (il PSV) e una tedesca (l'immarcescibile Bayern).

Di grosse soprese nessuna traccia: Lille, Celtic e Porto ci hanno provato - chi più, chi meno - ma alla fine hanno dovuto arrendersi ai più blasonati avversari. Ci ha provato anche il confusionario Real Madrid di Capello, sotto dopo pochi minuti a Monaco e capace solo di una reazione tardiva targata Cassano (sic).

Un trionfo per il calcio d'Oltremanica, dunque, e un parziale ridimensionamento del fútbol latino: intendiamoci, l'eliminazione di Barça e Real non cancella la stagione ultra-positiva delle squadre spagnole in UEFA né tantomeno la conferma ad alti livelli del Valencia, ma rappresenta un segnale importante per le due squadre-guida del movimento calcistico iberico. Se per i blaugrana c'è l'attenuante di una stagione comunque positiva in patria, per le merengues non ci sono scuse: il progetto Capello non si mai nemmeno intravisto, naufragato in liti di spogliatoio e sfoghi mediatici. I mezzi economici e di blasone per il rilancio ci sono tutti, ma il fallimento europeo rimane, evidente.

Bocciato anche l'Arsenal di Wenger, punito oltre i propri errori da un cinico PSV: sia all'andata che al ritorno i Gunners hanno fatto la partita, ma le parate di Gomes e la condizione fisica precaria di Henry hanno spostato il peso della bilancia dalla parte dei biancorossi di Eindhoven. Vedremo se nei quarti Koeman riuscirà a ripetere l'impresa di Hiddink nella stagione 2004/2005.

Difficile a questo punto individuare una favorita al successo finale. Il Manchester è probabilmente la squadra più in forma d'Europa, Ferguson ha avviato una splendida operazione di rinnovamento che, risparmiando due colonne come Giggs e Scholes, ha lanciato in orbita talenti del calibro di Rooney e Cristiano Ronaldo. Intorno a questi novelli fab four ruotano elementi solidi e concreti come Vidic, Carrick e Larsson, decisivo anche ieri: il bomber di Högaborg avrebbe la possibilità concreta di alzare la coppa dalle grandi orecchie per due anni consecutivi ma, a meno di clamorose sorprese, gli toccherà tornare all'Helsingborg entro qualche settimana.

Milan e Roma hanno campioni a sufficienza per puntare con decisione ad Atene, ma lascia perplessi il loro andamento in campionato. I rossoneri hanno pagato a caro prezzo le conseguenze di Calciopoli, è risaputo, e Ancelotti sembra non avere più molte idee per sopperire all'assenza di una seconda punta di livello internazionale. L'accozzaglia di centrocampisti centrali presentata contro il Celtic (Kakà, Pirlo, Seedorf, Gattuso, Ambrosini) è emblematica, e fa il paio con l'autolesionistica tattica di Rjikaard (Iniesta, Deco, Xavi e compagnia, senza esterni di ruolo): il gioco sulle fasce è lungi dall'essere passato di moda in Europa, come dimostrano i successi delle squadre inglesi costruite su ali pure e terzini di spinta (Riise, Cristiano Ronaldo, Robben, Giggs, Pennant in ordine sparso).

Sulla qualità degli esterni ha costruito i suoi successi anche la brillante Roma di Spalletti: Mancini e Taddei hanno fatto ammattire i difensori del Lione e Totti ha fatto il resto. I giallorossi hanno una grande occasione per affrancarsi dal ruolo di grande d'Italia ma piccola d'Europa: molto dipenderà dal sorteggio e dalla forma del capitano, atteso anch'egli alla definitiva consacrazione sul palcoscenico internazionale.

Chelsea e Valencia non hanno brillato, come d'altronde gli capita spesso all'interno dei patri confini. Mourinho e Quique però sanno motivare al meglio i propri uomini in occasione degli appuntamenti importanti, come ampiamente dimostrato in questo turno di Champions. Ad entrambe poi non manca la qualità dei singoli: Drogba, Sheva, Ballack e Robben da una parte, Villa, Morientes, Silva e Joaquin dall'altra, tralasciandone almeno un'altra mezza dozzina.

Restano due vecchie conoscenze come Bayern e Liverpool, a loro modo in ripresa dopo un inverno tutt'altro che provvido di soddisfazioni. I baveresi si sono giovati del ritorno al timone di Ottmar Hitzfeld, santone mai dimenticato dell'ultimo trionfo europeo. Di quella squadra vincente sono rimasti in pochi (Kahn, Sagnol, Salihamidzic, Hargreaves, Scholl), guarda caso gli uomini più brillanti di questa stagione. Se i presunti gioielli Podolski e Schweinsteiger ritroveranno la forma del Mondiale, passare all'Allianz Arena sarà un problema per chiunque.

giovedì 1 marzo 2007

Coppe, coppette e trofei vari

Se in Italia l'ultimo mercoledì di febbraio è stato interamente dedicato al campionato, in giro per l'Europa a rubare la scena, per una sera, sono state le coppe nazionali.

In Inghilterra l'Arsenal chiude la sua settimana nera salutando l'FA Cup. Dopo la sconfitta di Eindhoven in Champions League e la scoppola rimediata domenica a Cardiff contro il Chelsea nella finale di Coppa di Lega, i Gunners cedono 1-0 al Blackburn nella ripetizione del quinto turno e devono dire addio alla più antica competizione calcistica del continente. A decidere la sfida è un gol del sudafricano Benni McCarthy, ex centravanti del Porto campione d'Europa di Mourinho.

Tutto facile (o quasi) per il Manchester United: i Red Devils sbrigano la pratica Reading in soli sei minuti con Heinze, Saha e Solskjær, salvo poi complicarsi la vita nel finale. Il match comunque si chiude sul 3-2, per la soddisfazione di Alex Ferguson e soci, lanciatissimi in campionato e ancora in corsa su tre fronti. Più sofferta la qualificazione del Middlesbrough che supera soltanto ai rigori un coriaceo West Bromwich Albion.

Il quadro dei quarti di finale è interessante: la prima sfida in programma (sabato 10 marzo) vedrà affrontarsi proprio United e Boro, il Chelsea ospiterà il Tottenham in un acceso derby londinese, mentre il Manchester City farà visita al Blackburn. La sorpresa Plymouth, infine, riceverà il Watford, fanalino di coda della Premier, per una rivincita attesa oltre 22 anni: nel 1984 infatti i Pilgrims - che all'epoca militavano in Third Division - raggiunsero la semifinale di Coppa ma dovettero arrendersi proprio al Watford di Graham Taylor, poi sconfitto a Wembley dall'Everton per 2-0.

L'impresa del Plymouth però è nulla in confronto a quella del Montceau Bourgogne, squadra di CFA - letteralmente il campionato amatori, in pratica la quarta serie -, capace di issarsi fino alla semifinale della Coppa di Francia. I biancorossi di Borgogna, espressione di una cittadina di poco più di 20.000 abitanti a due passi da Digione, si sono permessi il lusso di eliminare il Lens, seconda forza della Ligue 1, dopo aver fatto fuori precedentemente il Bordeaux. In semifinale servirà un nuovo miracolo: le altre qualificate, infatti, sono il Marsiglia (5-0 al Vannes), il Nantes (6-5 ai rigori sul Sedan) e il Sochaux, che ha estromesso dalla Coppa i campioni in carica del Paris St.Germain.

Tutto secondo copione invece in Germania, dove si contenderanno la DFB-Pokal quattro formazioni militanti in Bundesliga. L'unica squadra di seconda divisione approdata ai quarti, il Kickers Offenbach, si è arresa all'Eintracht con un secco 0-3. A far compagnia ai rossoneri di Francoforte ci sono Wolfsburg (2-0 all'Alemannia Aachen), Norimberga (4-2 ai rigori sull'Hannover) e Stoccarda, nel ruolo di grande favorita. I ragazzi di Armin Veh, autori di un campionato sorprendente, hanno stroncato le ambizioni dell'Hertha Berlino con Hitzlsperger e Cacau: quest'ultimo forma con il rampante Mario Gomez (classe '85) la coppia d'attacco più bella di Germania, in una squadra che non ha paura di puntare sui giovani, come Serdar Tasci ('87), Roberto Hilbert ('84), Sami Khedira ('87) e Christian Gentner ('85).