giovedì 4 ottobre 2007

C'è del buono in Scandinavia

Sul Guerin Sportivo della settimana scorsa Marco Zunino ha dedicato un pezzo ai nuovi talenti del calcio scandinavo. Senza nulla togliere all'esperto giornalista dello storico settimanale bolognese, l'elenco dei giovani Guerin
virgulti nordeuropei presentava diverse lacune, nonché un paio di esagerazioni purtroppo tipiche di un certo tipo di giornalismo nostrano.



Doverosa innanzitutto una premessa: il livello di Allsvenskan e Tippeliagaen, da qualche anno a questa parte, è tutt'altro che eccelso. Le conseguenze della sentenza Bosman e il rigido sistema fiscale di questi paesi hanno contribuito alla fuga dei giocatori migliori, spesso in tenera età. I tornei locali vivono di un apparente equilibrio che in realtà è un deciso livellamento verso il basso, nonostante le recentissime prestazioni di Rosenborg, Elfsborg, Hammarby e AIK nelle coppe europee lascino intravedere qualche buona prospettiva.



In Svezia la nota lieta della stagione è il ritorno al vertice dell'IFK Göteborg, società-guida del calcio scandinavo negli anni '80-'90. I Blåvitt, complice una situazione finanziaria infelice, hanno puntato tutto sui giovani e i risultati cominciano ad arrivare. Accanto ai veterani Niclas Alexandersson e Bengt Andersson, si stanno affermando diversi giocatori interessanti: al di là del reclamizzato Nicklas Bärkroth, poco più che un Wernbloom
bambino (15 anni), sono i più maturi Pontus Wernbloom, Ragnar Sigurdsson e Gustav Svensson ad aver guidato il rilancio dell'ex squadra di Sven Göran Eriksson. Il primo è un centrocampista di quantità riconvertito in attaccante: ben messo fisicamente (185 x 85), lotta su ogni pallone come fosse l'ultimo, non disdegnando la conclusione personale o la giocata ad effetto. Colonna dell'Under 21, ha già esordito in Nazionale. Sigurdsson è una scoperta di Håkan Mild, ex centrocampista ora direttore sportivo dell'IFK: centrale difensivo, ormai titolare fisso della Nazionale islandese, ha tutto per diventare un difensore di livello internazionale. Gustav Svensson è la grande sorpresa della stagione: partito in sordina, come quarta scelta del reparto arretrato, si è ritagliato pian piano uno spazio importante nella zona nevraglica del campo. Ora è titolare fisso nella mediana biancoblù, dove impressiona per  grinta e dinamismo, ai quali abbina una tecnica non disprezzabile: in molti lo vorrebbero già nel giro della Nazionale maggiore.

Si è un po' perso per strada, invece, Andres Vasquez, il folletto di origini peruviane diventato famoso per un gol in rabona nel maggio scorso. Le qualità non gli mancano, ma un fisico ancora acerbo e una personalità poco spiccata ne hanno frenato l'ascesa. Riprendendo gli altri giocatori citati da Zunino, si può notare come nessuno di questi sia più di primo pelo: ad eccezione di Albin Ekdal, sfortunato talento classe '89 del piccolo Brommapojkarna, gli altri sono tutti giocatori affermati, o in attesa di consacrazione. Ishizaki ha fallito nella sua prima esperienza al Genoa, e tutto lascia pensare che la sua dimensione sia l'Allsvenskan o tutt'al più un campionato di medio profilo (Francia-Olanda); Hysén non ha convinto del tutto al Sunderland ed è in cerca di rilancio nella natia Göteborg; Djuric e Toivonen non sembrano ancora pronti, soprattutto mentalmente, per un torneo più impegnativo dell'Allsvenskan.

Decisamente più interessante appare César Santin del sorprendente Kalmar, fresco vincitore della Coppa di Santin
Svezia e ancora in lotta per il titolo. Il brasiliano è un attaccante mobile dai piedi raffinati, una sorta di incrocio tra l'ex Malmö Afonso Alves e il bomber dell'AZ Ari, consacratosi proprio in riva al Mar Baltico, dove nel 2006 aveva conquistato il titolo di capocannoniere. Non più giovanissimo, Santin merita comunque una chance in un torneo di maggior prestigio. Un altro "brasiliano di Svezia" da tenere d'occhio è Wilton Figueredo, ex di AIK e GAIS: dopo aver fatto ammattire le difese di mezza Scandinavia, ha scelto di monetizzare in Qatar, ma potrebbe cavarsela bene anche su palcoscenici più prestigiosi. Restando in tema di attaccanti, doverosa una segnalazione per Johan Oremo, attaccante 21enne del Gefle: dopo la partenza per l'Olanda di Marcus Berg, è lui il più promettente attaccante del campionato, anche se la tecnica è ancora da sgrezzare.

Come sottolineato da Zunino, in Norvegia la qualità media dei giocatori è più bassa, non foss'altro perché storicamente la Tippeligaen è un campionato più duro e "fisico" di quanto non sia l'Allsvenskan. Detto del talento di Tarik Elyounoussi, ragazzo di origini marocchine la cui tecnica ha ben poco da spartire con quella di compagni e avversari, si fa fatica a intravedere prospetti interessanti per il futuro. I migliori giocatori del torneo sono Sapara_2

tutti elementi di grande esperienza: da Thorstein Helstad e Martin Andresen del Brann, a Steffen Iversen del Rosenborg, per non parlare degli stagionati bomber Peter Ijeh e Daniel Nannskog. La stella assoluta del campionato, lo slovacco Marek Sapara del Rosenborg, ha già 25 anni, ma resta uno dei pochi elementi con un possibile futuro all'estero.

Un discorso a parte lo merita la colonia africana presente a Oslo e dintorni. Nel sorprendente Stabaek si è imposto il camerunense Somen Tchoyi, attualmente leader della classifica di rendimento del quotidiano popolare VG: si tratta di un centrocampista di quantità, una sorta di Viera dei fiordi, bravo nell'assist quanto negli inserimenti offensivi. Non male anche il suo collega del Rosenborg Alex Tettey (citato anche da Zunino), meno appariscente di Sapara ma più forte fisicamente. In attacco i campioni di Norvegia possono invece Edu
contare su due interessanti giovani ivoriani: Didier Ya Konan e Abdou Razak Traoré,  talentuosi ma incostanti, non hanno ancora fatto vedere tutto il proprio potenziale. Discorso analogo per il nigeriano del Lyn Ezekiel Bala, poco impiegato dal tecnico Berg. Il suo "gemello" Edu nel frattempo è volato in Germania, nei bassifondi della 2. Bundesliga: uno spreco, visto il talento dimostrato dal ragazzo nei mesi trascorsi a Oslo.



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