La finale di Atene ha regalato al Milan la sua settima Coppa dei Campioni: un successo meritato, quello della squadra di Ancelotti, anche se conquistato con una partita non al livello delle prestazioni precedenti (su tutte, lo splendido ritorno contro il Manchester a San Siro).
Con l'epilogo della Champions League si chiude una stagione ricca di conferme (la doppietta del Siviglia in Coppa UEFA, i trionfi in campionato di Inter, Lione e Manchester United) e avara di sorprese (gli exploit europei di Espanyol e Osasuna, la crescita dell'AZ e il colpaccio in Bundesliga dello Stoccarda). Nello stilare un bilancio di questi nove mesi di calcio europeo, un "giochino" interessante può essere quello di stilare una formazione ideale del massimo torneo per club. Ecco quindi, la Top 11 della Champions: il criterio di valutazione non è assoluto, ma tiene conto del rendimento dei giocatori nell'ambito della competizione.
Reina (Liverpool)
Decisivo in semifinale contro il Chelsea, ad Atene non ha potuto emulare le gesta del suo predecessore Dudek. Punto di forza della difesa meno battuta tra le otto squadre qualificate ai quarti di finale, il numero uno del Liverpool si candida per un posto da titolare nella nazionale spagnola. Un'altra scommessa vinta da Rafa Benitez.
Sagnol (Bayern)
Nel panorama non certo scintillante degli esterni destri di difesa, l'esperto numero 2 del Bayern ha disputato una stagione di altissimo livello, condita da tre assist e da una continuità di rendimento difficilmente riscontrabile in altri interpreti del ruolo. Peccato per lui che l'annata dei bavaresi sia stata tutt'altro che da ricordare.
Alex (PSV)
Il centrale brasiliano del PSV è stato una delle sorprese della stagione, ma solo per chi non segue con attenzione il calcio olandese. Fisico, personalità e tempismo negli inserimenti sono le caratteristiche migliori dell'ex difensore del Santos, conteso da tutte le principali squadre europee.
Maldini (Milan)
Alla soglia dei 40 anni il capitano del Milan si è fatto il regalo più bello: la settima Coppa alzata da protagonista, dopo aver guidato con autorità i compagni all'appuntamento decisivo di Atene. Dopo il boccone amaro di Istanbul, una rivincita dolce come il miele.
Riise (Liverpool)
Difficile individuare al momento un terzino sinistro più devastante del norvegese del Liverpool, sontuoso interprete di un ruolo diffcile sul piano tattico e atletico. Giunto a piena maturazione, ha affinato le sue doti difensive, mantenendo inalterate la capacità di spinta e il tiro al fulmicotone. Una forza della natura.
Cristiano Ronaldo (Manchester)
Gli aggettivi per descrivere il talento del portoghese si sono ormai esauriti, dopo una stagione in cui l'ex gioiello dello Sporting ha stupito tutti per continuità e freddezza nei momenti decisivi. Incontenibile contro la Roma, il ragazzo di Madeira ha messo a segno 3 gol e distribuito 5 assist nel corso della competizione, fallendo di fatto solo il retour-match di semifinale.
Essien (Chelsea)
La potenza applicata al calcio, 181 centimetri di muscoli e aggressività. Il tutto accompagnato da una tecnica di prim'ordine e da una duttilità che ne fanno una pedina decisiva per le sorti del Chelsea. Nel secondo tempo di Valencia, con il gol decisivo segnato di pura rabbia e caparbietà, c'è tutta l'essenza di questo giocatore, uno degli acquisti più azzeccati della gestione Abramovich.
Seedorf (Milan)
Se Essien è la potenza, Seedorf è l'eleganza, l'intelligenza e l'esperienza. Poco più che trentenne, il centrocampista del Milan gioca ad alti livelli da una vita e poco importa se ad Atene si sia visto poco: se il Milan è arrivato al traguardo finale, il merito è anche e soprattutto delle sue straordinarie prove contro Bayern e Manchester United.
Kakà (Milan)
Semplicemente, il miglior giocatore del torneo. Poco importa se questo gli verrà certificato dal Pallone d'Oro, il fantasista del Milan ha già raggiunto l'obiettivo più prestigioso: riportare sul tetto d'Europa i rossoneri, trascinandoli a suon di gol (ben 10, capocannoniere) e giocate d'alta scuola. Uno spettacolo.
Inzaghi (Milan)
Decisivo nel preliminare, decisivo nei quarti, decisivo (eccome) in finale. Pippo ha marchiato con i suoi gol il trionfo del Milan, a dimostrazione che per essere bomber non serve necessariamente avere tecnica o fisico straordinari. Il Gerd Müller del 2000, o quasi.
Rooney (Manchester)
Ha segnato meno di altri (4 gol), ma il suo peso specifico nell'attacco dei Red Devils non ha paragoni. Ultimo ad arrendersi contro il Milan, avrebbe meritato di giocarsi il "derby" con il Liverpool in finale. A 22 anni ancora da compiere, il futuro è dalla sua parte.
Panchina
Gomes (PSV)
Ha tenuto a galla il PSV fino al tracollo con il Liverpool con parate e uscite decisive. La conferma del titolo olandese è il premio per un portiere spettacolare e continuo al tempo stesso, forse il miglior estremo difensore brasiliano al momento.
Finnan (Liverpool)
L'esterno irlandese concede poco sul piano della spettacolarità, ma le sue sovrapposizioni (4 assist) sono fondamentali per il gioco di Benitez. Decisivo suo malgrado a Istanbul (uscì per infortunio sul 3-0 per il Milan), non ha potuto consumare la sua personale rivincita ad Atene. Resta comunque uno dei punti fermi dei Reds.
Mexes (Roma)
Stagione da incorniciare per il biondo difensore francese della Roma. Scrollatosi di dosso l'etichetta di eterna promessa, ha preso per mano il reparto difensivo giallorosso con personalità e classe: al momento, uno dei cinque difensori centrali più forti del mondo.
Gerrard (Liverpool)
Capitano coraggioso, il buon Steven da Whiston ha trascinato ancora una volta i suoi all'appuntamento decisivo. Pur non raggiungendo il livelli delle due passate stagioni, il numero 8 si è mantenuto su standard elevatissimi, confermandosi leader di un gruppo capace di risultati ampiamente superiori alle aspettative.
Giggs (Manchester)
Il talentuoso esterno del Manchester sta vivendo una seconda giovinezza: punto di congiunzione tra la squadra-sogno di fine anni '90 e quella attuale, ha condito la sua Champions di 7 assist e 2 gol, con autentiche chicche come la "furbata" di Lille. Un esempio per i giovani e una gioia per gli occhi degli spettatori.
Drogba (Chelsea)
Nella tribolata stagione della squadra di Mourinho, l'ivoriano si è rivelato uno dei pochi elementi convincenti al 100%. Autore di 6 gol, compreso il pareggio contro il Valencia nei quarti a Stamford Bridge, ha mancato il bersaglio in semifinale, pur fornendo a Joe Cole l'assist dell'1-0 a Londra.
Villa (Valencia)
Fin quando il Valencia è stato in corsa, l'asturiano ne è stato leader e trascinatore, al pari del compagno di reparto Morientes (più prolifico di lui, 6 gol a 4) e al giovane Silva. Alla soglia dei 26 anni, ha tutto per affermarsi tra i bomber principali del continente, non solo per le doti realizzative.