giovedì 29 marzo 2007

Esterofilia o provincialismo?

Si discute da anni circa la presunta superiorità (o inferiorità, a seconda dei punti di vista) del campionato italiano su quelli esteri: a tal proposito è necessario innanzitutto individuare i criteri di valutazione, siano essi meramente tecnici, economici o mediatici.



E' evidente che negli anni '80, sull'onda del successo Mundial e in pieno edonismo craxiano, il calcio italiano rappresentasse quanto di meglio c'era sulla piazza: stadi pieni, campioni in campo e in panchina. Basti pensare a Maradona, Platini, Van Basten e Baggio, per non pChamparlare dell'epopea tattica di Sacchi sulla panchina del Milan o dei miracoli di Bagnoli e Boskov su quelle di Verona e Sampdoria.



Negli anni 90', subito dopo aver ospitato il Campionato del Mondo, l'Italia calcistica iniziava un lento declino che, nonostante i non sempre limpidi tentatavi di risollevarla (vedi Moggi&affini), oggi la relega in secondo piano rispetto ad altri tornei europei, più spettacolari, più ricchi e più seguiti.



Parallelamente nel nostro paese cresceva l'interesse nei confronti del calcio di oltre confine: la nascita delle pay-tv, l'evoluzione di Internet e il mai sopito tam-tam legato al calciomercato hanno garantito attenzione e visibilità a quei tornei come Liga, Premier o Bundesliga, una volta oggetto di culto per pochi appassionati.



Intendiamoci, il calcio italiano è ancora uno dei migliori del mondo, e la vittoria della Nazionale di Lippi in Germania è lì a dimostrarlo, ma è evidente che, almeno a livello di club, la superiorità delle nostre compagini sia quantomai discutibile.



Negli ultimi dieci anni una sola squadra italiana (il Milan nel 2003) è riuscita ad issarsi sul gradino più alto del podio continentale (leggi Champions League), al termine per altro di una delle finali tecnicamente più povere della storia recente del torneo. Stesso discorso in Coppa Uefa, trofeo che manca dal nostro paese dal lontano 1999, quando il Parma superò in finale l'Olympique Marsiglia.



Dal 2000 ad oggi si sono registrati ben cinque successi di squadre spagnole (Real, due volte, e Barcellona in Champions, Valencia e Siviglia in UEFA), due doppiette anglo-portoghesi (Liverpool e Porto, vincenti in anni diversi di entrambe le competizioni), e altri trionfi più o meno a sorpresa (Bayern in Champions, Galatasaray, Feyenoord e CSKA in UEFA), a dimostrazione di un calcio sempre meno italo-centrico.



Eurocalcio nasce proprio dall'esigenza di raccontare la vastità e la complessità del mondo pallonaro al di fuori della nota triade Juve-Milan-Inter, superando il provincialismo spesso imperante nei media italiani, ed evitando al contempo di scadere in mera esterofilia: il calcio italiano è malato e, nonostante sia sempre valido l'adagio tutto il mondo è paese, uno sguardo fuori dai nostri confini non può che giovarci.



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