sabato 27 gennaio 2007

Michel, ma belle...

I giochi sono fatti: dopo sedici anni di presidenza il "santone" dell'UEFA Lennart Johansson lascia il timone del massimo organismo calcistico europeo a Michel "Le Roi" Platini, indimenticato campione della Juventus bonipertiana.

Un'inversione di tendenza, una scelta squisitamente politica, o un malcelato sintomo di continuità? Al momento non è dato saperlo, gli unici elementi a nostra disposizione sono i proclami dell'ex fantasista francese in sede di campagna elettorale: lotta alle scommesse illegali, al doping e un occhio di riguardo verso i paesi calcisticamente meno influenti.

Quanto si farà, in concreto, per garantire questa maggiore equità resta un'incognita: il progetto di Platini prevederebbe una riduzione del contingente-partecipanti alla Champions League per paesi come Italia e Spagna. In sostanza, non più quattro ma tre formazioni ammesse alla massima competizione continentale. Un proposito ammirevole, non c'è che dire, ma è piuttosto improbabile che questa decisione sposti gli equilibri. Un ritorno alla vecchia Coppa Campioni, con la partecipazione delle sole squadre vincitrici dei tornei nazionali, è pura utopia, ma è evidente che la formula attuale della Champions sia quanto di meno equo potessero concepire i "signori" del calcio.

Non mancano gli esempi in altre discipline: il basket si è votato da anni all'Eurolega, in sostanza un torneo a inviti al quale partecipano ogni anno le stesse franchige, sulla falsariga dell'ammiratissima lega professionistica americana; l'hockey, dopo mille vicissitudini, ha partorito una sorta di mondiale per club dove si sfidano le vincenti dei "sei tornei più importanti d'Europa", stabiliti in base a non meglio precisati coefficienti.

La Champions calcistica, negli interessi del famigerato G14 (che poi è un G18, ma vabbè), doveva diventare un punto di riferimento costante della stagione dei club ad esso affiliati, tanto da superare (o addirittura annullare) l'interesse per singoli tornei nazionali. Le cose non sono andate proprio così, ma poco ci è mancato. Gli stessi giocatori (si veda il caso di Trezeguet e degli altri reclusi juventini) ritengono la CL un atto dovuto, una garanzia per la loro personale visibilità.

Quanto questo possa nuocere alle (numerosissime) realtà che da questo palcoscenico vengono escluse sembra interessare solo in minima parte questi dirigenti. E che Platini, uomo abituato alle grandi vetrine internazionali e pupillo di Sepp Blatter, si erga a paladino dei più deboli ci sembra francamente improbabile.

Nella speranza di essere smentiti, ci apprestiamo a seguire un'altro weekend di calcio internazionale. L'antipasto è già stato servito ieri sera, con la riapertura delle danze in Bundesliga: subito una grande sorpresa, il Bayern è caduto a Dortmund sotto i colpi di un redivivo Borussia, trascinato dal bomber svizzero Frei, autore di una doppietta nel 3-2 finale. Tra oggi e domani tocca a Schalke e Werder: per entrambe una ghiotta occasione per staccare in classifica i bavaresi.

Risultato inatteso anche in Portogallo, dove il Porto va incontro alla seconda sconfitta stagionale per mano dell'Uniao Leiria, bravo a sfruttare l'inferiorità numerica dei dragoes dovuta all'espulsione del gioiello Quaresma. Decide il match una rete del difensore francese Tixier, che regala alla squadra cara a José Mourinho un momentaneo quarto posto alle spalle del terzetto nobile Porto-Sporting-Benfica.

Per la serie anche i ricchi piangono, sorprendente stop anche per il Fenerbahce dominatore della Süper Lig turca: i gialloneri di Zico non vanno oltre l'1-1 con il fanalino di coda Erciyesspor, guidato in panchina da Bülent Korkmaz, storico capitano del Galatasaray. Una bella soddisfazione per lui, protagonista di tante battaglie in campo contro gli acerrimi rivali gialloblù.

4 commenti:

valentino tola ha detto...

Sinceramente: bisogna trovare un modo per coinvolgere maggiormente le squadre dei paesi calcisticamente minori, però tornare alla vecchia Coppa dei Campioni con una squadra per nazione ad eliminazione diretta sarebbe un' operazione puramente e disastrosamente nostalgica.

Io non sento questa nostalgia, perché son "cresciuto" con la Champions allargata, ma mi sembra che la Champions così com'è sia una competizione di altissimo livello, e questa resta la cosa più importante (anche se so benissimo che hanno ideato questo formato solo per avere maggiori incassi, non c'ho mica scritto Giocondo :)).
Anzi ti dirò che la tanto bistrattata seconda fase a gironi che hanno tolto tre anni fa era una delle cose che mi piaceva di più, perchè da lì quasi sempre uscivano le squadre più forti, mentre invece adesso può capitare che squadre modeste col favore del calendario possano arrivare in semifinale, e magari una fra Chelsea e Barça se ne esce agli ottavi. Quando facevano i gironi con Arsenal, Valencia, Liverpool e Roma, lì veniva il bello.

Insomma, a me gli scontri fra titani piacciono, a patto che non diventino una cosa fissa tipo Trofeo Berlusconi e che vengano rispettati i valori dei rispettivi campionati, senza creare Superleghe d' élite e costruire torri d' avorio.
La mia idea va in senso contrario a quella di Platini: per me la priorità è abbassare il numero di partite giocate ogni anno, per questo se fossi l' UEFA fisserei un limite massimo di squadre per campionato, direi 16, e obbligherei le varie leghe ad avere una sola coppa nazionale (che dia alla vincitrice l' accesso alla Champions), senza coppe di Lega o cose simili.
Infine cercherei di incentivare una ripartizione più equa delle risorse all' interno dei principali campionati.

Anonimo ha detto...

ciao Giuliano, ho letto i tuoi commenti nel blog di Valentino e ho scoperto che sei un "cuginastro" dell'Erreala...io tifo Athletic in modo sfegatato e ho un blog dedicato ai Leoni. Complimenti per il tuo sito, mi sembra da subito competente e professionale, vorrei linkarti perchè anche io sono un malato di calcio internazionale.
Sulla Champion's, che dire...non ho mai amato questa formula, e nemmeno quella a due gironi. Sono un nostalgico e mi piaceva tanto la Coppa delle Coppe, un torneo che tra l'altro dava alle coppe nazionali un significato maggiore. Ovviamente è impossibile tornare a quegli anni, e concordo con Valentino sul fatto di ridurre le partite. Come fare però? Difficile dirlo. Le 16 squadre non mi sembrano una gran soluzione, credo che solo una riduzione drastica del numero delle squadre partecianti alla Champion's potrebbe servire.
Ciao!

Anonimo ha detto...

Be' ragazzi, la discussione è complessa e credo che tutte le posizioni siano in qualche modo condivisibili.

E' chiaro che un torneo come quello attuale (la Champions intendo) è, qualitativamente parlando, molto superiore alla vecchia Coppa Campioni, ma al tempo stesso il suo fascino mi sembra assai diminuito. Gli scontri diretti erano sì fonte di sorprese, ma anche un banco di prova inappellabile per le squadre di prima fascia. Ora capita troppo spesso di assistere, specie negli ultimi due turni dei gironi, a sfide pressoché inutili, con risultati "accomodati" e pochissime emozioni.

L'idea di diminuire gli impegni invece mi trova d'accordo, anche se per questioni economiche credo che sarà difficile vedere in tempi brevi una serie A a 16 squadre. Già così restano fuori dal grande giro piazze come Genova e Napoli, cosa succederebbe riducendo ulteriormente le squadre?

Della Coppa di Lega neanche parlo, è un'istituzione inutile che non so perché gli inglesi continuino a tenere in piedi (e anche i francesi mi sa...). Alla fine ci fanno giocare le riserve, un po' come noi facciamo con la Coppa Italia.

Ad ogni modo, le questioni sono parecchie: stiamo a vedere che combinano nella stanza dei bottoni e poi giudichiamo. Più di questo non possiamo fare!

Per Edo:
Eh sì, sono txuri-urdin fin da bambino...non una passione sfrenata (la mia squadra del cuore sta un po' più a nord del Golfo di Biscaglia, per la precisione sul Mare del Nord), ma comunque una grossa simpatia. Ora ti scrivo due righe di commento sul derby sul tuo blog. Ah, se vuoi linkarmi mi fai solo piacere!

Un ps. per tutti:
Questa mia avversione verso la Champions League è anche dettata da ragioni di cuore: mi sono innamorato di questa competizione nei primi anni '90, quando il mio IFK Goteborg lottava ad armi pari con Barça, Manchester e Milan. Ora, anche se dovessimo rivincere l'Allsvenskan (cosa che non succede da 10 anni) sarebbe durissima superare i mille preliminari e accedere ai giorni. Anche per questo faccio il tifo (con poca fiducia però) per Platini!

Anonimo ha detto...

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