giovedì 25 gennaio 2007

Esterofilia o provincialismo?

Si discute da anni circa la presunta superiorità (o inferiorità, a seconda dei punti di vista) del campionato italiano su quelli esteri: a tal proposito è necessario innanzitutto individuare i criteri di valutazione, siano essi meramente tecnici, economici o mediatici.

E' evidente che negli anni '80, sull'onda del successo Mundial e in pieno edonismo craxiano, il calcio italiano rappresentasse quanto di meglio c'era sulla piazza: stadi pieni, campioni in campo e in panchina. Basti pensare a Maradona, Platini, Van Basten e Baggio, per non parlare dell'epopea tattica di Sacchi sulla panchina del Milan o dei miracoli di Bagnoli e Boskov su quelle di Verona e Sampdoria.

Negli anni 90', subito dopo aver ospitato il Campionato del Mondo, l'Italia calcistica iniziava un lento declino che, nonostante i non sempre limpidi tentatavi di risollevarla (vedi Moggi&affini), oggi la relega in secondo piano rispetto ad altri tornei europei, più spettacolari, più ricchi e più seguiti.

Parallelamente si è registrato nel Belpaese un sempre maggior interesse nei confronti del calcio di oltre confine: la nascita delle pay-tv, l'evoluzione di Internet e il mai sopito tam-tam legato al calciomercato hanno garantito attenzione e visibilità a quei tornei come Liga, Premier o Bundesliga, una volta oggetto di culto per pochi appassionati.

Intendiamoci, il calcio italiano è ancora uno dei migliori del mondo, e la vittoria della Nazionale di Lippi in Germania è lì a dimostrarlo, ma è evidente che, almeno a livello di club, la superiorità delle nostre compagini sia quantomai discutibile.

Negli ultimi dieci anni una sola squadra italiana (il Milan nel 2003) è riuscita ad issarsi sul gradino più alto del podio continentale (leggi Champions League), al termine per altro di una delle finali tecnicamente più povere della storia recente del torneo. Stesso discorso in Coppa Uefa, trofeo che manca dal nostro paese dal lontano 1999, quando il Parma superò in finale l'Olympique Marsiglia.

Nel nuovo millennio si sono registrati ben cinque successi di squadre spagnole (Real, due volte, e Barcellona in Champions, Valencia e Siviglia in UEFA), due doppiette anglo-portoghesi (Liverpool e Porto, vincenti in anni diversi di entrambe le competizioni), e altri trionfi più o meno a sorpresa (Bayern in Champions, Galatasaray, Feyenoord e CSKA in UEFA), a dimostrazione di un calcio sempre meno italo-centrico.

Eurocalcio nasce proprio dall'esigenza di raccontare la vastità e la complessità del mondo pallonaro al di fuori della nota triade Juve-Milan-Inter, superando il provincialismo spesso imperante nei media italiani, ed evitando al contempo di scadere in mera esterofilia: il calcio italiano è malato e, nonostante sia sempre valido l'adagio tutto il mondo è paese, uno sguardo fuori dai nostri confini non può che giovarci.

5 commenti:

valentino tola ha detto...

Ciao, eccomi qua.

Secondo me non solo vanno calcolate le squadre che vincono le coppe, ma anche quelle che fanno più strada.
La Coppa UEFA viene snobbata, ma secondo me è utile per verificare i valori delle classi medie dei vari campionati, che sono quelli che rendono davvero l'idea del livello medio di un campionato.
Ad esempio, se il Lione vince la Champions ma tutte le altre squadre escono presto, secondo me ciò non depone a favore del livello generale del calcio francese.
Le squadre italiane ultimamente non solo si sono imposte raramente in Champions, ma hanno anche fatto molta meno strada (exploit del Parma 2004-2005 a parte) in UEFA rispetto ai tempi d' oro, ed è troppo comodo dopo dire che in realtà pensavano al campionato.
Ultimamente capita che squadre di metà classifica della Serie A, che un tempo potevano eliminare anche il Real Madrid, perdano contro le squadre di vertice di campionati minori (vedi Levski-Chievo), segno che i valori si stanno maggiormente equilibrando.
Faccio un altro esempio per spiegare come secondo me debbano essere lette le coppe europee, al di là del maggior richiamo della Champions.
L' anno scorso è stato un anno trionfale per il calcio di club spagnolo, ovviamente perchè Barça e Sevilla hanno fatto il pieno di coppe europee.
Però ritengo ugualmente importante il fatto che nelle semifinali di Uefa e Champions ci fossero, con l' aggiunta del Villarreal, 3 spagnole su 8 (e va ricordato che 2 inglesi, Arsenal e Middlescbrough, sono arrivate a giocarsi le finali). In questo senso anche la stagione 2003-2004 è stata ottima per il calcio spagnolo, anche qui 3 semifinaliste (Depor in Champions, Villarreal e Valencia), solo che il fallimento del Real Madrid a Montecarlo e il fatto che il Valencia avesse vinto "solo" la Coppa UEFA lo hanno oscurato.
E' perciò che il ranking UEFA (a differenza di quello delle nazionali) propone valori sufficientemente attendibili.

Ultimamente seguo pochissimo il nostro campionato, le italiane le vedo solo nelle coppe.
Però mi sembra che Liga e Premier l' abbiano sorpassato, non solo in quest' anno dove i 56 punti su 60 dell' Inter costituiscono, al di là di tutte le lodi possibili, un fatto più che anomalo.
Io preferisco la Liga per stile e filosofia di gioco (anche se si sta andando un po' oltre i limiti consentiti del tatticismo, con questo fiorire di "trivotes"), ma questi son solo gusti personali.

P.S.: Scusa per la tirata. Una domanda: ma sei giornalista?

valentino tola ha detto...

E scusa per i troppi secondo me, l' ho scritto di getto.

Anonimo ha detto...

Pienamente d'accordo con te Valentino, e grazie per la visita e per il commento!

Nel pezzo ho preso in considerazione solo le vincenti dei trofei per motivi di sintesi, in fondo si trattava solo di una premessa per "spiegare" la nascita del blog.

La tua analisi cmq sottolinea ancor meglio come l'Italia abbia fatto un netto passo indietro a livello di club, e in questo senso il vantaggio abissale dell'Inter è solo un altro segnale della perdita di competitività del nostro calcio.

Riguardo al tuo post scriptum, sì, devo ammettere di essere giornalista, anche se in situazione decisamente precaria! Come mai me l'hai chiesto? Sei per caso anche tu un "professionista della parola"? (bella eh, come definizione? :-).

A presto!

valentino tola ha detto...

Mi è venuta la curiosità perchè siccome mi hai detto che avevi contatti con Carlo e Alec pensavo che scriveste più o meno dalle stesse parti. Io compro solo il Guerino, quotidiani sportivi non ne compro, scrivi da qualche altra parte?

Per quanto riguarda me, sono uno studente universitario.

Anonimo ha detto...

Ho lavorato un po' al La Stampa, mi sono occupato di Olimpiadi e Mondiali lo scorso anno. Al momento sono in cerca, tanti contatti ma opportunità concrete non molte.

Carlo l'ho scovato sul Bar delle Antille dopo aver apprezzato alcuni suoi articoli sul Guerino, lo stesso vale per Alec. Al Guerino stesso avevo fatto una proposta qualche mese fa, ma il calcio scandinavo (la mia vera passione) non "tira" più di tanto...

Come biasimarli, di gente pazza per il Goteborg come me non ce n'è poi tanta, per fortuna!

Ciao!